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Aggiornato: 12 ottobre 2025
E le Romane antiche, per lor bere, contente furon d'acqua; e Daniello dispregio` cibo e acquisto` savere. Lo secol primo, quant'oro fu bello, fe' savorose con fame le ghiande, e nettare con sete ogne ruscello. Mele e locuste furon le vivande che nodriro il Batista nel diserto; per ch'elli e` glorioso e tanto grande quanto per lo Vangelio v'e` aperto>>. Purgatorio: Canto XXIII
e tutti e sette mi si dimostraro quanto son grandi e quanto son veloci e come sono in distante riparo. L'aiuola che ci fa tanto feroci, volgendom'io con li etterni Gemelli, tutta m'apparve da' colli a le foci; poscia rivolsi li occhi a li occhi belli. Paradiso: Canto XXIII Come l'augello, intra l'amate fronde, posato al nido de' suoi dolci nati la notte che le cose ci nasconde,
e tutti e sette mi si dimostraro quanto son grandi e quanto son veloci e come sono in distante riparo. L’aiuola che ci fa tanto feroci, volgendom’ io con li etterni Gemelli, tutta m’apparve da’ colli a le foci; poscia rivolsi li occhi a li occhi belli. Paradiso · Canto XXIII Come l’augello, intra l’amate fronde, posato al nido de’ suoi dolci nati la notte che le cose ci nasconde,
· Proemio · I Il castel di Vergiole · II I Bianchi e i Neri · III Fiori e armi · IV Amore e danze · V Consiglio e difesa · VI L’assedio · VII La repulsa e i fuorusciti · VIII Un primo scontro · IX Il Castel di Damiata · X Valore infelice · XI Fermezza a resistere · XII I funerali · XIII La resa · XIV L’esilio · XV Il ritorno dello scudiero alla casa paterna · XVI I castelli di Piteccio e della Sambuca · XVII L’ambasceria · XVIII L’addio · XIX Le insidie · XX Il Romeo · XXI I contrabbandieri · XXII Il tradimento · XXIII I tristi presagi · XXIV Le rivelazioni · XXV La morte · XXVI Doloroso passaggio dell’Appennino · Conclusione
Barbariccia, con li altri suoi dolente, quattro ne fe' volar da l'altra costa con tutt'i raffi, e assai prestamente di qua, di la` discesero a la posta; porser li uncini verso li 'mpaniati, ch'eran gia` cotti dentro da la crosta; e noi lasciammo lor cosi` 'mpacciati. Inferno: Canto XXIII Taciti, soli, sanza compagnia n'andavam l'un dinanzi e l'altro dopo, come frati minor vanno per via.
⁴⁷¹ Galt, op. cit., p. 27. Quale distacco tra chi avea e chi non avea! Capitolo XXIII.
e tutti e sette mi si dimostraro quanto son grandi e quanto son veloci e come sono in distante riparo. L'aiuola che ci fa tanto feroci, volgendom'io con li etterni Gemelli, tutta m'apparve da' colli a le foci; poscia rivolsi li occhi a li occhi belli. Paradiso: Canto XXIII Come l'augello, intra l'amate fronde, posato al nido de' suoi dolci nati la notte che le cose ci nasconde,
Barbariccia, con li altri suoi dolente, quattro ne fe' volar da l'altra costa con tutt'i raffi, e assai prestamente di qua, di la` discesero a la posta; porser li uncini verso li 'mpaniati, ch'eran gia` cotti dentro da la crosta; e noi lasciammo lor cosi` 'mpacciati. Inferno: Canto XXIII Taciti, soli, sanza compagnia n'andavam l'un dinanzi e l'altro dopo, come frati minor vanno per via.
Regna quindi Alfonso indisturbato, salvo due discese inefficaci fatte poi da Renato nel 1438 e 1453, e regna glorioso, acquista il nome di «magnanimo». Noi lasciammo la Santa Sede straziata tra Gregorio XII, Benedetto XIII e Giovanni XXIII. S'adunò il concilio di Costanza e non li riuní. Succeduto al primo Martino V , egli riuní prima due , e finalmente tutte e tre le obbedienze.
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