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Ahi quanto son diverse quelle foci da l'infernali! che' quivi per canti s'entra, e la` giu` per lamenti feroci. Gia` montavam su per li scaglion santi, ed esser mi parea troppo piu` lieve che per lo pian non mi parea davanti. Ond'io: <<Maestro, di`, qual cosa greve levata s'e` da me, che nulla quasi per me fatica, andando, si riceve?>>.
e tutti e sette mi si dimostraro quanto son grandi e quanto son veloci e come sono in distante riparo. L'aiuola che ci fa tanto feroci, volgendom'io con li etterni Gemelli, tutta m'apparve da' colli a le foci; poscia rivolsi li occhi a li occhi belli. Paradiso: Canto XXIII Come l'augello, intra l'amate fronde, posato al nido de' suoi dolci nati la notte che le cose ci nasconde,
Si veleggiò, il vento spirò favorevole ed all'alba dell'altro dì, quattro dei bragozzi, uno dei quali col solitario, Anita, Cicerovacchio e i figli, con Ugo Bassi, sbarcarono nelle foci del Po. Anita nelle braccia dell'uomo del suo cuore sbarcò morente!
Noi volgendo ivi le nostre persone, ‘Beati pauperes spiritu!’ voci cantaron sì, che nol diria sermone. Ahi quanto son diverse quelle foci da l’infernali! ché quivi per canti s’entra, e l
Gia` era l'angel dietro a noi rimaso, l'angel che n'avea volti al sesto giro, avendomi dal viso un colpo raso; e quei c'hanno a giustizia lor disiro detto n'avea beati, e le sue voci con 'sitiunt', sanz'altro, cio` forniro. E io piu` lieve che per l'altre foci m'andava, si` che sanz'alcun labore seguiva in su` li spiriti veloci;
Surge ai mortali per diverse foci la lucerna del mondo; ma da quella che quattro cerchi giugne con tre croci, con miglior corso e con migliore stella esce congiunta, e la mondana cera più a suo modo tempera e suggella. Fatto avea di l
Le prime migrazioni elleniche si confondono colle ultime pelasgiche, in guisa da non potersi chiaramente distinguere. Pelasgiche od elleniche furono quelle di Evandro e di Pallante alle bocche del Tevere. Pelasgico-troiane certamente quella di Antenore alle foci del Po, e quella di Enea che fu terza sul Tevere.
e tutti e sette mi si dimostraro quanto son grandi e quanto son veloci e come sono in distante riparo. L’aiuola che ci fa tanto feroci, volgendom’ io con li etterni Gemelli, tutta m’apparve da’ colli a le foci; poscia rivolsi li occhi a li occhi belli. Paradiso · Canto XXIII Come l’augello, intra l’amate fronde, posato al nido de’ suoi dolci nati la notte che le cose ci nasconde,
che parturir letizia in su la lieta delfica deita` dovria la fronda peneia, quando alcun di se' asseta. Poca favilla gran fiamma seconda: forse di retro a me con miglior voci si preghera` perche' Cirra risponda. Surge ai mortali per diverse foci la lucerna del mondo; ma da quella che quattro cerchi giugne con tre croci,
Gia` era l'angel dietro a noi rimaso, l'angel che n'avea volti al sesto giro, avendomi dal viso un colpo raso; e quei c'hanno a giustizia lor disiro detto n'avea beati, e le sue voci con 'sitiunt', sanz'altro, cio` forniro. E io piu` lieve che per l'altre foci m'andava, si` che sanz'alcun labore seguiva in su` li spiriti veloci;
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