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Sfavillante d'ingegno il secol mio, Ma da irreligiose ire insanito, Parlava audace, ed ascoltaval'io. E perocchè tra' suoi sofismi ordito Pur tralucea qualche pregevol lampo, Spesso da quelli io mi sentìa irretito. Egli imprecando ogni maligno inciampo Sciogliea della ragion laudi stupende, Ma insiem menava di bestemmie vampo.

Di questa dipintura e de' versi che vi sono scritti, fece una descrizione sul cominciamento del secol passato il chiarissimo canonico Mongitore; la quale si legge tra i suoi Mss. nella Biblioteca di Palermo, e io la pubblico al docum. Con tutto ciò ho dubbi validissimi intorno la coronazione di Pietro d'Aragona.

Queste parole, ch'ella ha dette, sono de' libri suoi moderni, che l'han guasta; insegnamenti che le han dati in dono gli spirti forti di novella pasta. Ugualmente a' conventi è il secol buono, ma la rete oggi in quello è troppo vasta. La rabbia, ch'ella or prova, e la vergogna son frutti del suo secolo carogna.

Io non saprei ben dir da che nascesse la ragion de' rimproveri in que' tempi, e perché l'ecclesiastico dicesse con fondamento a que' del secol «empi», e perché il secolare anch'egli avesse ragion di taccia a' direttor de' tempi. Non avea torto il vescovo Turpino, e non l'aveva Rugger paladino. Mancava la pietá ne' secolari, in conseguenza l'util della Chiesa.

Dodon rispose: Arcivescovo mio, del secol questo frate ha detto il vero; ma fatemi un piacer, se amate Dio: i vostri frati radunate e il clero, ché un giorno voglio lor predicar io, e facilmente di provarvi spero che il maggior mal, che nel mio secol sia, deriva dalla vostra sacristia.

Perciocché sembra ne sorgessero allora piú o meno delle simili in Italia, ed anche fuori, tra i vassalli grandi, o, come si diceano, «capitani seniori», o signori, e i valvassori piccoli o «iuniori». Era finito il secol d'oro di quelli, incominciava di questi; era un principio di quell'emancipazione delle classi inferiori dalle superiori che dura d'allora in poi.

Voce tonò fra i nobili intelletti: «Questo è il secol fecondo, in cui gagliarde E fantasìa e ragione Le lor potenze spiegano a vicenda; Destano, è ver, gli spirti maledetti Nuove eresìe, ma vieppiù fervid'arde Zelo di verit

Prima da' paladin solea volersi per un buon segno sin l'arcobaleno, e per castigo soleva tenersi la troppa pioggia ed il troppo sereno, e sin l'aere che il fummo sparpagliava. Nessun de' paladin cosí pensava. Del secol nostro io non dovrei dir male, perché so ben che si crede e si tiene per maldicenza sino alla morale, e non è piú moderna e non conviene.

E di lei cantò ancor un'altro Tosco, un giovin pastor, ch'in riva d'Arno mentre ch'a lui spargeano il novo fiore le molli guance, con dolci note tenne le ninfe, i satiri e i silvani, de le donne cantando i pregi eterni, che ne parlano ancor per questi poggi le quercie e gli olmi; e se da morte acerba non era tolto, a lui nel secol nostro si convenia l'onor de i primi allori.

«O Marco mio», diss’ io, «bene argomenti; e or discerno perché dal retaggio li figli di Levì furono essenti. Ma qual Gherardo è quel che tu per saggio di’ ch’è rimaso de la gente spenta, in rimprovèro del secol selvaggio?». «O tuo parlar m’inganna, o el mi tenta», rispuose a me; «ché, parlandomi tosco, par che del buon Gherardo nulla senta.