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In Luca Wadding, Ann. Minorum, tom. III, p. 340, §. 13. Dante Alighieri, De Vulgari Eloquio, lib. 1, cap. 12. Nic. Speciale, lib. 1, cap. 3. Bart. de Neocastro, cap. 13. Nic. Speciale, lib. 1, cap. 3. Nic. Speciale, lib. 1, cap. 2 e 4. Epistola de' Siciliani a papa Martino, nell'Anonymi Chr. sic., cap. 40, l. c. Bart. de Neocastro, cap. 13. Docum.

IV, docum. 6, allo art. 40, si legge: «La qual pace noi Pietro per la grazia di Dio re d'Aragona e di Sicilia sopraddetto, accordiamo pel regno di Sicilia, per noi e per la nobile regina nostra moglie e per l'infante Giacomo nostro figlio, che dev'essere erede dopo di noi nel detto regno, dai quali la faremo fermare e accordare; e pe' regni nostri d'Aragona, di Valenza e di Catalogna, per noi e per l'infante don Alonzo nostro primogenito, erede dopo di noi ne' detti regni, ec

II, n. 49, ma con errore di data; e in altri libri. Mi è parso pregio dell'opera trascrivere nel docum. V questa epistola, importantissima per l'argomento e per lo stile. Essa fu tenuta in molto pregio in que' tempi, e si trova in molte collezioni epistolari. Avvene una copia nella Bibl. reale di Francia, MS. 4042, ch'è un volume di epistole di Pietro delle Vigne, del card.

Troviam del nome di Lamanno o Alamanno molti uomini e di parte nostra e di parte angioina nelle memorie di questi tempi. Il docum. XIII mostra che un Alamanno era il castellano di Sperlinga assediata da' nostri, e un altro dello stesso nome tra i guerrieri del presidio.

Traggo questo concetto da tre diplomi: . quello or ora citato del 3 febbraio 1270 pel sussidio a Landolfina; . un altro della stessa data che le accordò salvocondotto e sicurezza a dimorare in Salerno, che leggesi in fine della presente opera, docum.

Nell'uno e nell'altro i cognomi ben mostrano che queste masnade fossero mischiate di Spagnuoli e Siciliani. L'altro diploma del 27 dicembre, quarta Ind. , docum. XXV, mostra la niuna disciplina degli almugaveri; per la quale il re di Sicilia espressamente li avea eccettuato dalla tregua fermata col nemico, non promettendosi che ubbidissero.

II, pag. 135, con un altro privilegio del 20 aprile, che abolì tutti gli statuti e le leggi di re Carlo. Che Pietro avesse abolito i dritti de' marinai è detto anco chiaramente nel capitolo 44 di re Giacomo, Cap. del regno di Sicilia. Aliquantulum. Diploma del 29 settembre 1282, docum. Diploma del 2 ottobre 1282, citato nell'Elenco delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom.

Gio. Villani, lib. 7, cap. 61, 62. Queste son le parole, ch'egli mette in bocca a re Carlo. Cron. della cospirazione di Procida, loc. cit. pag. 265. Giach. Malespini, cap. 210. Bart. de Neocastro, cap. 31. Nic. Speciale, lib. 1, cap. 5. Docum. VI. La rivelazione di Messina era accaduta il 28 aprile; il 9 maggio Carlo scrisse questa lettera a Filippo l'Ardito.

Diploma del 14 luglio 1266, dall'archivio della chiesa di Cefalù, tra i Mss. della Bibl. com. di Palermo Q. q. Diploma di Carlo I dato il 13 giugno 1270, nel quale si comanda una inquisizione per le concessioni di Federigo dopo la sua deposizione, di Corrado, e di Manfredi. Dal r. archivio di Napoli, Papon, Hist. gen. de Provence, tom. III, Docum. 8. Gio. Villani, lib. 7, cap. 30.

Epistola di Carlo a papa Martino, data il 9 giugno 1284, nel Testa, Vita di Federigo II di Sicilia, docum. 2. Il numero delle galee di re Carlo è cavato dai diplomi, che s'accordano con d'Esclot, cap. 119. Ho scritto numero tondo, perchè ci sarebbe il divario di due o tre, che nascea dal computare or le sole galee, or anco i galeoni e qualche altro legno grosso. Saba Malaspina, cont., pag. 411.