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Giovanni di Procida, per amor della patria e vendetta privata, si propone di toglier la Sicilia a Carlo d'Angiò; l'offre a Pietro re d'Aragona, che vantava su quella i dritti della moglie; cospira con Pietro, col papa, con l'imperatore di Costantinopoli, coi baroni siciliani: quando è in punto ogni cosa, i congiurati danno il segno; uccidono i Francesi; esaltan Pietro al trono di Sicilia.

Or via, un abbraccio... non piangete così... voi non conoscete s'egli sia l'estremo. Dio solo lo saPoi si sciolse dagli amplessi loro, parlando a Giovanni di Procida: «Abbilo fermo, a Manfredonia; finchè giunganti galere di Catalogna, o di Grecia, per minaccia, per prego....»

Traversammo l'isola a piedi, con un appetito che la brezza marina acuì e più acuto allora rendevano gli effluvî degli aranci e dei cedri. Per giunta lo spietato sindaco ci descrisse le migliaia di grassi fagiani e di francolini della caccia reale di Procida. Laonde fra le murene dell'indomani della lotta e i francolini che presumevamo mangiare la vigilia ci sembrava mill'anni di arrivare alla prima stazione del viaggio. Il sindaco continuò il racconto nella seguente conformit

Il pover'uomo s'industriò di sorridere, per debito di cortesia gerarchica, alla mia freddura; allargò la bocca, ma il riso non venne. La lancia è a mare a vostra disposizione, dissemi il capitano di bordo. Mandatela a Procida per altre barche; ce n'andremo tutti in quelle.

Il primo danaro che costei toccò da Don Diego, lo spese per recarsi a Procida ed andare ad istruire Gabriele della tregua che il destino le presentava. Gabriele si mostrò inquieto e contento di saperla al ricovero in casa di quel prete, di cui ella le raccontò qualcuno dei guai, da lei appresi o indovinati.

Rassicurata, consolata, Concettella partì per Procida sulla barca a vela che faceva il tragitto giornaliero tra l'isola e Napoli. Ella vedeva ciò non ostante tutto confuso nel suo avvenire. L'amore per Don Diego aveva fatto esplosione in quella crisi; Bambina l'attirava; sentiva una piet

Cron. sic. della cospirazione di Procida, pag. 274.

Tale il racconto della congiura, che dicon si conducesse per due o tre anni. I particolari niego, affermo io, perchè non ne ho fondamenti; ma non mi sembran verosimili al tutto. Che tra Pietro e 'l Paleologo si maneggiasse un trattato per togliere a Carlo il reame di Sicilia, il tengo io certo, per quel che disse e fece poi contro ambidue papa Martino; e perchè Tolomeo da Lucca afferma aver veduto l'accordo; essere stato trattato da Giovanni di Procida e Benedetto Zaccaria da Genova, con altri Genovesi dimoranti in terra del Paleologo; e aver questi fornito danari allo Aragonese . Le trame con alcuni baroni di Sicilia, non rafforzate di valida autorit

Egli aveva bisogno di parlare liberamente a sua sorella, di rimuginare in tutti i dettagli di questo affare annerito da tante orride peripezie. Vedeva Bambina in disagio. Leggeva nello sguardo della giovinetta, portandosi da Concettella a lui, un rimprovero pieno di dolore. La sentiva offesa, vituperata. Dette a Concettella due giorni di congedo, le parlò basso nella cucina e la mandò a Procida.

Al bagno di Procida, la camorra prelevava la sua contribuzione sopra coloro che volevano vivere tranquilli, che avevano qualche fortuna più degli altri, che volevano essere esenti da certi servizi obbligatorii, che volevano godere dell'aria, della loro povera pietanza, del passeggio nella corte, del sonno, andare al parlatorio per vedere la moglie od i figliuoli, in una parola, fruire del dritto di vita cui la sentenza della Corte delle Assise aveva lasciato loro.