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Aggiornato: 21 giugno 2025


Ambe le guancie di disdegno ei tinge, E d'orribile foco empie ogni vena; Lampeggia il guardo, e furor lo spinge, Che de' piedi la terra imprime a pena, Fattosi da vicin la spada stringe; L'aria di quel fulgor lunge balena Come se tuona; ed AMEDEO non cessa, Ma vibra il brando, e l'inimico appressa.

24 Non che il fulgor del lucido metallo, come soleva agli altri, a lei nocesse; ma così fece acciò che dal cavallo contra il vano incantator scendesse: parte andò del suo disegno in fallo; che tosto ch'ella il capo in terra messe, accelerando il volator le penne, con larghe ruote in terra a por si venne.

Impugna il brando fiammeggiante, allaccia L'elmo d'almo fulgor giammai non spento, E l'ampio scudo fulminoso imbraccia, E scende, quasi in mar turbo di vento: L'adegua in corso; e l'implacabil faccia Michele ingombra di mortal spavento; E con sua tromba ad eccitarlo in guerra, L'aria scotendo, abbandonò la terra.

E se in un tempio allor mi ritraea, Cercava la tua immagine, e in quel viso Virgineo e celestial fede io ponea. E gioiva al pensar che in paradiso, Appo il fulgor dell'eternal bellezza, Brillasse d'una femmina il sorriso! Il sorriso di madre a piet

Come sùbito lampo che discetti li spiriti visivi, che priva da l’atto l’occhio di più forti obietti, così mi circunfulse luce viva, e lasciommi fasciato di tal velo del suo fulgor, che nulla m’appariva. «Sempre l’amor che queta questo cielo accoglie in con fatta salute, per far disposto a sua fiamma il candelo».

Certa volta un cacciatore fu a cacciar, come solea; i suoi cani erano stanchi, e perduto il falco avea. Traversava un nero bosco, quando il giorno tramontò; a una quercia grande grande esso allora si appoggiò. Nell'alzare un tratto gli occhi, vide cosa da ammirar; una bella giovinetta su tra' rami alti posar. Con gli sciolti suoi capelli tutto l'albero fasciava; col fulgor vivo degli occhi tutto il bosco illuminava. Ora dice la donzella (state bene ad ascoltar):

Ride di luce il ciel sopra la strada Che le rovine del Foro discende, Ecco un rullo che par fulgor che cada, È la Gran Guardia che mai non si arrende. Viene ancor esso e non agita il ciglio Placido il Grande Imperator crudel: E il bel delle battaglie Angel vermiglio Incalza i Mille e ne fiammeggia il ciel. Tanta immortale semenza di prodi, Che nel sol mattutin s'agita, parmi Un trionfo di Numi.

Non è ancor tempo di morir, riprese L'Ombra, e negli occhi balenò; gagliarda Alma non ha chi de l'avverse imprese Non sostien l'ira, e ad avvenir non guarda. Uom, che a ferma virtù tutt'opre intese, Spregia il fulgor d'una virtù bugiarda; Cede, non fugge; e innanzi ad empia sorte Vilt

Nacquero i figli dal suo bronzeo grembo di vincitrice, audaci come belve, liberi per radure e campi e selve, esperti in guadar fiumi al sole e al nembo. Crebbero come il grano su l’arista, in un fulgor di forza aspra e possente; e ognun lasciò la Madre, avidamente sognando il mondo per la sua conquista. Ella rimase presso il focolare sacro, traendo a l’alta rocca il fuso.

Vieni, vieni con me!... Soccomberemo, Forse, prima d’aver tutto compito. Che importa?... nel fulgor de l’infinito In un raggio di sol risorgeremo: E il nostro amplesso arrider

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