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Aggiornato: 16 gennaio 2025
Ma una furia di baci gli prodigava la madre, che in estasi d'amore, di contentezza, sentendo tutta la beatitudine d'essere moglie e madre, amata e amante, non poteva saziarsi d'osservarlo, di carezzarlo; lo fasciava, lo snudava, l'adornava, l'atteggiava; traboccando sopra di esso quell'eccesso d'affetto, che non le era dato versare sul marito.
Certa volta un cacciatore fu a cacciar, come solea; i suoi cani erano stanchi, e perduto il falco avea. Traversava un nero bosco, quando il giorno tramontò; a una quercia grande grande esso allora si appoggiò. Nell'alzare un tratto gli occhi, vide cosa da ammirar; una bella giovinetta su tra' rami alti posar. Con gli sciolti suoi capelli tutto l'albero fasciava; col fulgor vivo degli occhi tutto il bosco illuminava. Ora dice la donzella (state bene ad ascoltar):
Se gli fosse rimasto tanto sangue da farlo rivivere! esclamò Vicenzino; e, mentre fasciava stretto l'altro braccio, gridava: Chiamate il medico, il farmacista, chiunque può aiutarlo. L'oste spinse un ragazzo fuori dell'uscio, dicendogli: Va, corri. Ma si strinse nelle spalle sfiduciato, e tutti crollavano il capo. Quel giovane era morto.
Rogiero ricuperava i sensi: un acerbo dolore gli fasciava la fronte; i suoi occhi s'incontrarono in un lume che gli ardeva davanti, gli richiuse prestamente, come se gli fossero stati feriti, domandava lo nascondessero; allora si riprovò a tenerli aperti, e si accorse di non essere più nella stanza di prima, ma adagiato sur un letto magnifico; e quel misterioso, che sì poco aveva favellato, soccorrerlo con tanto affettuosa premura, che maggiore non ne avrebbe dimostrata una madre; onde appena tornato in sè gli udì profferire queste parole: «Benedetto sia Dio, che finalmente s'è rinvenuto!»
Il suo abbigliamento consisteva in sopravvesta di velluto verde doviziosamente ricamata di argento, e foderata di vaio, lunga fino al ginocchio, e dalle parti sotto in fianco divisa; preziosa cintura, in mezzo alla quale stava effigiata l'aquila del Re Manfredi tutta di argento sopra smalto celeste, gliela stringeva alla vita; sul petto era nuovamente aperta, e le maniche non oltrepassavano la piegatura del braccio. La sottovesta poi tessuta di seta, varia di molti colori, e ornata d'infiniti bottoni di argento, aveva le maniche strette, e lunghe fino al polso. Opera di ricamo maravigliosa a vedersi era la tela che gl'ingombrava gran parte del petto e delle spalle. Una roba di panno cremisino gli fasciava strettamente le coscie, e le gambe sottili. Le scarpe erano pur rosse, appuntatissime, cinte sul grosso con un bottone di argento. Questo era a un dipresso il suo abbigliamento, quantunque molte cose per amore di brevit
Infilava l'ago per preparare alle innocenti caldi panni ritagliati dalle sue sottane; fasciava i loro piedini con pelli di animali, e metteva il pelo all'interno, perché la delicata epidermide si trovasse meglio riparata. Nei giorni peggiori, ricorreva a cento invenzioni ingegnose per trattenere le due bimbe nella baita.
Un freddo sorprese Betta, che non osò chiamare: Tina! Istintivamente volse il capo alle due donne, ma vedendole chine sulla falda della sottana, tornò ancora a guardare Tina. Dormiva? Che cosa era? Betta ripetè il medesimo gesto, allungandole la mano verso gli occhi, e in tale atteggiamento scherzoso, con quel fazzolettone scuro che le fasciava il visetto giallastro, e la camiciuola dalla quale la deformit
Signora Beatrice, tostochè la vide Marzio disse amaramente, ecco i doni che vi manda vostro padre; e levata la lanterna contemplò quella angelica sembianza insanguinata. Compresse un ruggito di sdegno, e quanto seppe meglio amorevole soggiunse: venite qua permettete che vi lavi il volto ... vi faccio male? Intanto le andava astergendo le ferite, le medicava con la terra sigillata, e gliele fasciava. Ahi! Dio, di tratto in tratto ripeteva, vedi tu queste empiet
Fulvio con lui ne la stagion sì rea S'aggiunse pronto nei perigli illustri, Nobile cavalier, ch'allor correa Lo spazio giovenil di sette lustri; Leggier sul piè, forte di man spargea Di rose ambe le guancie e di ligustri, E di lucido pel, vago ornamento, Quasi di nube d'or, fasciava il mento.
Betta sempre con quel fazzolettone, che le fasciava la faccia gonfia e giallastra, stava in piedi all'altro capo, dentro l'ombra grande della mamma; le sue mani tremavano d'emozione, mentre cogli occhi spalancati seguiva lo spiegarsi della sottana così larga al disotto che cadeva dalla tavola e nella purezza del suo colore cilestrino pareva una qualche cosa straordinaria in quella camera.
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