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Aggiornato: 21 giugno 2025
A lui da lato Nel seggiolon che di sè stesso inzeppa Posa Moron: rubizza e pettoruta Mole, a cui da l'aprico orbe del viso Raggia il fulgor di un cartellon francese. Al picciol fronte, ai cheti atti, al sereno Riso, al voluttuoso occhio natante Tra il vino e il sonno, tra il demonio e Dio, Frate il diresti, e forse il fu.
.... Sorreggimi, Occhiglauca!... Ho la vertigine. Or mi trasmuto, come Dafne, in tronco. Lo spirto, in forma umana avvinto e monco, torna, d’un balzo, alla silvestre origine!... Boccadifiori, baciami!... Parole divine odo, calor di linfe suggo. E dalla vita e dalla morte fuggo, per annientarmi nel fulgor del sole.
Crolla gli orridi crini e i passi volve Con guardi accesi calpestando intorno Sì ch'omai carco di sanguigna polve Le gemme oscura, onde fiammeggia adorno; Godene Aletto, e di fulgor l'involve Torbidamente, e seco fa soggiorno Fremendo, urlando, e diffondendo a' venti, Suono infernal di spaventosi accenti.
Ma per lo corso de' passati tempi Essi con più fulgor non fur mai chiari, Che quando con tesoro ersero tempi, O pur con arme difendeano altari; Godi ascoltando, e così fatti essempi Al tuo nobile cor giungano cari, Ed a seguir i gran cursor da presso Con la memoria lor sferza te stesso.
Spirti, che tra' fulgor d'eterna gloria Splendete in Cielo a par del sol ben noti, Vedete voi che debile memoria Di vostra gran virtù tocca i nipoti? Lasso, caduta è quì l'alta vittoria, Chè al peregrin son contrastati i voti, Nè di Sion può rimirar le mura, E 'l gran sepolcro è di rei cani usura.
Come sùbito lampo che discetti li spiriti visivi, sì che priva da l’atto l’occhio di più forti obietti, così mi circunfulse luce viva, e lasciommi fasciato di tal velo del suo fulgor, che nulla m’appariva. «Sempre l’amor che queta questo cielo accoglie in sé con sì fatta salute, per far disposto a sua fiamma il candelo».
Come subito lampo che discetti li spiriti visivi, si` che priva da l'atto l'occhio di piu` forti obietti, cosi` mi circunfulse luce viva, e lasciommi fasciato di tal velo del suo fulgor, che nulla m'appariva. <<Sempre l'amor che queta questo cielo accoglie in se' con si` fatta salute, per far disposto a sua fiamma il candelo>>.
Più non diss'egli, e fe' cotal mirarsi Che turba altrui con la terribil vista, E con fetidi fiati arsi e riarsi Ammorba intorno, e tutta l'aria attrista; L'Angelo nel fulgor di rai cosparsi, Lume che 'n cielo alma beata acquista, Con note e con sembianze alme e gioconde Al perverso Demon così risponde: XXXIII
Si slanciano giù furiosamente i teutoni, con pelli di tigre, elmetti alati, tridenti e lance: Siam i re dei barbari In mezzo a loro Attila e la Germania in rosso sangue di bue col chiodo in testa. Risponde l'Italia cantando parole assurde sul tema: T'amo come il fulgor del creato Duetto dell'Italia e della Germania. Vicino a me una bambina dice: Guarda che occhiacci fa la Germania!
Come subito lampo che discetti li spiriti visivi, si` che priva da l'atto l'occhio di piu` forti obietti, cosi` mi circunfulse luce viva, e lasciommi fasciato di tal velo del suo fulgor, che nulla m'appariva. <<Sempre l'amor che queta questo cielo accoglie in se' con si` fatta salute, per far disposto a sua fiamma il candelo>>.
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