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Ella disse: Grazie. Farai di me quel che vorrai. Un canto umano ora giungeva nella notte, coprendo il suono roco del flauto silvestre: forse un coro di trebbiatori, da qualche aia remota sotto la luna. Senti? io dissi. Ascoltammo. Il vento asolava. Tutta la volutt

Ricordo a questo proposito un'impressione di anni fa. Leggevo la Terra dello Zola. Non so perchè, mi ero immaginato di dover scoprire regioni ignote inoltrandomi sempre più in quella lettura: caratteri, sentimenti, passioni, vizi, virtù propri unicamente del contadino francese. Invece, con mia grande meraviglia, mi vedevo sfilare sotto gli occhi personaggi ai quali dovevo appena mutare i nomi perchè diventassero a un tratto siciliani. Parecchi di quei personaggi li avevo conosciuti nella vita reale; quella specie di scemo, per esempio, che convive incestuosamente con la sorella; e quel Gesù-Cristo che parve, al suo apparire, un epico ingrandimento di certe creature specialmente care alla ridanciana fantasia di Armando Silvestre. Se non ricordo male, c'era fino un incredibile riscontro nel nomignolo; quel mio compaesano si chiama 'U Signuruzzu, cioè: Il Signore, che significa appunto: Gesù Cristo! Un giudice supplente gli aveva dato torto in una lite, ed egli non aveva saputo perdonarglielo. Perciò, tutte le volte che poteva, stava ad attenderlo nella Piazza, e vedendolo passare, si cavava il berretto e lo salutava, accompagnando subito il saluto con uno di quei rumori che hanno fatto la fortuna del Gesù-Cristo zoliano e di tanti allegri personaggi di Armando Silvestre. Il giudice supplente, uomo permaloso, diventava giallo dalla bile; ma la dignit

27 Quel giorno in India lo provò, che tolto da la savia Melissa fu di mano a quella scelerata che travolto gli avea in mirto silvestre il viso umano: e ben vide e notò come raccolto gli fu sotto la briglia il capo vano da Logistilla, e vide come istrutto fosse Ruggier di farlo andar per tutto.

Erano due amici, oramai, per la gaia famiglia del bosco. Spensierati come voi, scriccioli della siepe, come voi, cardellini del prato, si amavano senza badarsi d'attorno, s'inebriavano della stessa fragranza silvestre, della medesima freschezza, della medesima gioventù del creato; unica immagine l'ora presente, unico pensiero il fido colloquio, unica legge l'amore.

Pochi, ho detto, conoscono que’ paesi, e tuttavia non so d’alcun luogo che li vinca in montanina e silvestre bellezza.

Vidi altre volte il viso tuo sottile di faunetta silvestre, fra due rami spuntare. Ma piacer d’altri richiami mi spinse

Questo Polifemo era innamorato di Galatea, la quale era una bella ninfa del mare, bella e bianca come il latte. Aveva un solo occhio, Polifemo, ma le lagrime che pioveva per la passione di Galatea non erano per ciò meno abbondanti, e i sospiri che mandava su la zampogna silvestre facevano tremare le foreste dell'Etna.

Ezio imparò a «vedere i fiori nell'erba». Colla mano leggera toccava la riva erbosa e sceglieva la margherita e il bottone d'oro, il ranuncolo, il timo silvestre, la menta con una delicatezza prodigiosa di tocco. E dire che io son sempre stato un grande ignorante in fatto di botanica! e non c'è nulla di più bello di questi fiori naturali che la terra offre per nulla.

All'olezzante cedro del Libano ella sostituiva, con eguale trasporto di poesia e di gratitudine, il pino silvestre dal forte profumo resinoso. Come odora buono! diceva. Tanto buono e tanto forte!

ella a seder qui presso a l'acque vive si porria in grembo a l'erba, io in grembo a lei, e da i boschi trarriano i semidei al sacro aspetto e le silvestre dive. Io lei mirando, a dir del suo valore snoderei la mia lingua, e alcun di loro segneria per li tronchi il chiaro nome; ella gioiosa e umile in tanto onore forse di varii fior, forse d'alloro, tesseria una ghirlanda a le mia chiome.