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Aggiornato: 21 giugno 2025
Poi da gli occhi versando un caldo fiume Largo chiedeva a' falli suoi perdono; Ed ecco sfavillar mirabil lume, Di cui s'udia via più mirabil suono; Il gran Batista ivi battea le piume, Del santissimo aspetto i fulgor sono Ch'ivi splendeano; e per divin decreto Voci formava ad AMEDEO far lieto: IV
E ch'orribile giogo e di martiri Formidabile scempio ella temea? Quando commossa da superni giri A lor sen venne vedovella Ebrea, E tante aste ferrate e tanti dardi Rivolse in fuga col fulgor dei guardi? Col forsennato duce ella sorride, Per adescarlo sue bellezze adorna, E dove dee bearlo, ivi l'ancide, Quinci col fiero teschio a' suoi sen torna.
Oh quanto melanconico E' d'Espero il fulgor, Quando scintilla languido Tra il giorno che si muor! Le nuvolette, simili A impalliditi fior, Sembra che un serto intreccino Al giorno che si muor. Del cuore umano i gemiti Ma le sue gioie ancor, Al muto avello scendono Col giorno che si muor.
Ove si favellò, le labbra chiuse, E sparse al suo fulgor nuvoli densi, Ma di celeste Arabia odor diffuse; Dolcezza ignota de' mortali ai sensi; Con basse ciglia, a tanto onor non use, Che soffersero male i raggi immensi, Stassi cheto AMEDEO non picciola ora, E del gran Dio l'alta pietate adora.
Parola Del Giorno
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