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Oh quanto melanconico E' d'Espero il fulgor, Quando scintilla languido Tra il giorno che si muor! Le nuvolette, simili A impalliditi fior, Sembra che un serto intreccino Al giorno che si muor. Del cuore umano i gemiti Ma le sue gioie ancor, Al muto avello scendono Col giorno che si muor.

Di tenebrosi troni e di ferrati Gioghi e di fronti umilïate e vili Lieta non vai, bella non vai di fiori, Che di pallidi servi il pianto edùca; tuo serto è il terrore. Inclita e ferma Tu ne l'alme ti assidi, e l'alme e i fati Previdente governi. Ardon nei tuoi Limpidissimi sguardi Quante spemi ha il futuro, e quanti ha raggi L'onnipossente libert

Esuli affaticati, Senza speme di vita e senza regno, Fuggiam, cadiam sotto al flagel dei fati, Del pensiero de l'uom ludibrio indegno. Il serto luminoso Del poter nostro ov'è? Dove il raggiante Trono del sole e i sempre verdi alberghi De l'Ida? Ove il temuto Folgore e le sedotte Figlie de l'uom?

Amiam, fanciulla, amiam; sia piano o monte, Sia valle o mar, vivrem l'un l'altro appresso; Non v'è serto miglior d'un bacio in fronte, Non v'è laccio miglior d'un primo amplesso; Ci specchierem dentro a la stessa fonte, Sognar potrem sovra il guanciale istesso; Come ad olmo consorte edera o vite L'alme unirem sovra a le bocche unite!

E sempre correndo non s'arrestano neppure allorchè il piede incespicando, mal sa sostenere il gracile corpo, che cade sull'erba e sui fiori. Oh, come sono stanca! diceva affannata una vezzosa fanciullina di circa dieci anni. Sapete, care mie, cosa dobbiamo fare adesso? Coglieremo insieme margheritine e viole, e comporremo un bel serto. Che ve ne pare?

Prendi questo bastoncino, e ch'io non lo veda più!... Daniele obbedì, e si allontanò portando il bastoncino sulle due palme stese, come i paggi recano nel corteo il cuscino col serto regale. Perfetto, non è vero? rilevò il signore, osservando il suo domestico impettito. Sembra che porti il Tabernacolo.... Tutto, intorno a me, deve avere uno stile....

E quand’anche il facessi, i passi snelli non fermeresti tu sulla tua strada, tu, che infili cristalli di rugiada per farne serto ai morbidi capelli. No!... Vivi l’ora tua, che una sol volta si vive!... Piangerai dopo. È il tributo sacro. Ma da timor gelido e muto l’ora divina a te non venga tolta.

Se si` di tutti li altri esser vuo' certo, di retro al mio parlar ten vien col viso girando su per lo beato serto. Quell'altro fiammeggiare esce del riso di Grazian, che l'uno e l'altro foro aiuto` si` che piace in paradiso. L'altro ch'appresso addorna il nostro coro, quel Pietro fu che con la poverella offerse a Santa Chiesa suo tesoro.

Non odi L'aura del generoso inno, che, schivo Di tanti ingrati, osa innalzar tue lodi? Leva dal tuo recente Sepolcro il capo, e guarda ove ancor vivo. Più del ricordo, è dei tuoi prodi il sangue. Qui pugnâr, qui morîr, qui di fulgente Serto ornò Italia il crine, Qui le genti latine Si unîr d'un patto in su'l nemico esangue. Mira!

Se si` di tutti li altri esser vuo' certo, di retro al mio parlar ten vien col viso girando su per lo beato serto. Quell'altro fiammeggiare esce del riso di Grazian, che l'uno e l'altro foro aiuto` si` che piace in paradiso. L'altro ch'appresso addorna il nostro coro, quel Pietro fu che con la poverella offerse a Santa Chiesa suo tesoro.