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Che dissi? Il dubbio indegno Sperdano i venti, e il mar vorace inghiotta! Qui sei, qui regni: io sento, Unica dea, la tua presenza in questa Splendida reggia degli umani affanni. La terra è tua; su' simulacri infranti Di sbugiardati iddii sorge la possa Dei regni tuoi: da fiere alme son còlte Le tue leggi inconcusse, e fermi e santi Di perenni olocausti ardon gli altari, Che cementan co'l sangue i figli tuoi! O generosi, o cari Apostoli, o gagliarde ostie ed eroi, Voi non cadeste indarno! Ecco, su queste Ingombrate di stragi inclite rive La nova alba diffondesi D'una sorgente et

Di tenebrosi troni e di ferrati Gioghi e di fronti umilïate e vili Lieta non vai, bella non vai di fiori, Che di pallidi servi il pianto edùca; tuo serto è il terrore. Inclita e ferma Tu ne l'alme ti assidi, e l'alme e i fati Previdente governi. Ardon nei tuoi Limpidissimi sguardi Quante spemi ha il futuro, e quanti ha raggi L'onnipossente libert

Le quali quattro proprietá, secondo il mio giudicio, sono mirabilmente conformi al vizio della carne: percioché la sua leggerezza è a dimostrare la levitá degli animi di quelle persone o che con l'appetito o che attualmente con esso vizio s'inviscano; imperoché essi alcuna volta ardon tutti, da fervente disiderio della cosa amata accesi, e alcun'altra son piú freddi che la neve, cessando punto la speranza della cosa amata; e quasi in un momento ridono e cantano, e lamentansi e piangono, e cosí insuperbiscono subito, e subitamente diventano umili; ora turbati garrono e gridano, e di presente mitigati lusingano.

Ben si può dir che sia di Vener bella il luogo dilettevole e giocondo; che v'è ogni donna affatto, ogni donzella piacevol più ch'altrove sia nel mondo: e fa la dea che tutte ardon d'amore, giovani e vecchie, infino all'ultime ore. 140 Quivi odono il medesimo ch'udito di Lucina e de l'Orco hanno in Soria, e come di tornare ella a marito facea nuovo apparecchio in Nicosia.

Ne i boschi e su le immote alpi lontane ogni soffio di vita sembra spento: sotto il bianco lenzuolo è un sognar lento di piante, d’erbe e di tristezze umane. Qui, nel camino, ardon le fiamme a spire: tu mi sorridi: io penso, amico mio, che dolcezza ha in quest’ora il nostro nido. Cerco il tuo labbro che non sa mentire, mi stringo al cor che non conosce oblìo, m’abbandono tremante al petto fido.