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Aggiornato: 17 maggio 2025
92 Giace in Arabia una valletta amena, lontana da cittadi e da villaggi, ch'all'ombra di duo monti è tutta piena d'antiqui abeti e di robusti faggi. Il sole indarno il chiaro dì vi mena; che non vi può mai penetrar coi raggi, sì gli è la via da folti rami tronca: e quivi entra sotterra una spelonca.
Gli scorge Araspe; ei lungo il mar vermiglio Ebbe culla in Arabia, almo paese, E bel fu sì, che con l'ardor del ciglio In alta fiamma la Reina accese; Quinci posto di morte in gran periglio, Lunge dal Re geloso a fuggir prese; E poscia appo Ottoman cotanto sorse Che duce in guerra i cavalieri ei scorse.
Danzano con gentili atteggiamenti di saluto e dopo aver invitato il Re a mangiare se ne vanno. Ci mandi il cielo gli Angeli suoi custodi! Cosa sono quelli esseri? Fantocci vivi! Adesso io crederò che esiston gli unicorni, che in Arabia v'è un albero pe'l trono della Fenice e che in quest'ora stessa la Fenice vi regna.
Cotesta chiamasi mano di gloria, e si compone così: taglisi primamente la mano sinistra allo impiccato, e avviluppatala dentro un pezzo di tela nuova ripongasi in un vaso di terra, e vi si lasci stare per quindici giorni coperta di balsamo di Arabia; poi ha da esporsi al sole leone tanto che si secchi. Le candele si fanno di grasso d'impiccato, di cera vergine, e di sesamo di Lapponia.
Verso il 530, come risulta da una iscrizione in marmo trovata in Axum, il re Caleb o Elesbaan, alleato all'imperatore Giustiniano, fece varie campagne in Arabia contro i Coreisciti e conquistò parte dell'Yemen, da dove dopo sessant'anni gli Abissinesi furono espulsi dai Persiani che li spinsero oltre il Mar Rosso e occuparono un tratto della costa Africana; ma la struttura fisica del suolo, rese atti gli Abissinesi a respingere il nemico che tentava inoltrarsi nell'altipiano etiope.
Ove si favellò, le labbra chiuse, E sparse al suo fulgor nuvoli densi, Ma di celeste Arabia odor diffuse; Dolcezza ignota de' mortali ai sensi; Con basse ciglia, a tanto onor non use, Che soffersero male i raggi immensi, Stassi cheto AMEDEO non picciola ora, E del gran Dio l'alta pietate adora.
Parola Del Giorno
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