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Quando sarò dinanzi al segnor mio, di te mi loderò sovente a lui”. Tacette allora, e poi comincia’ io:

Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne; e qual più a gradire oltre si mette, non vede più da l’uno a l’altro stilo»; e, quasi contentato, si tacette. Come li augei che vernan lungo ’l Nilo, alcuna volta in aere fanno schiera, poi volan più a fretta e vanno in filo,

Qui si tacette; e fecemi sembiante che fosse ad altro volta, per la rota in che si mise com’ era davante. L’altra letizia, che m’era gi

Quando saro` dinanzi al segnor mio, di te mi lodero` sovente a lui". Tacette allora, e poi comincia' io: "O donna di virtu`, sola per cui l'umana spezie eccede ogne contento di quel ciel c'ha minor li cerchi sui, tanto m'aggrada il tuo comandamento, che l'ubidir, se gia` fosse, m'e` tardi; piu` non t'e` uo' ch'aprirmi il tuo talento.

Quando saro` dinanzi al segnor mio, di te mi lodero` sovente a lui". Tacette allora, e poi comincia' io: "O donna di virtu`, sola per cui l'umana spezie eccede ogne contento di quel ciel c'ha minor li cerchi sui, tanto m'aggrada il tuo comandamento, che l'ubidir, se gia` fosse, m'e` tardi; piu` non t'e` uo' ch'aprirmi il tuo talento.

Qui si tacette; e fecemi sembiante che fosse ad altro volta, per la rota in che si mise com'era davante. L'altra letizia, che m'era gia` nota per cara cosa, mi si fece in vista qual fin balasso in che lo sol percuota. Per letiziar la` su` fulgor s'acquista, si` come riso qui; ma giu` s'abbuia l'ombra di fuor, come la mente e` trista.

Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne; e qual più a gradire oltre si mette, non vede più da l’uno a l’altro stilo»; e, quasi contentato, si tacette. Come li augei che vernan lungo ’l Nilo, alcuna volta in aere fanno schiera, poi volan più a fretta e vanno in filo,

<<O frate, issa vegg'io>>, diss'elli, <<il nodo che 'l Notaro e Guittone e me ritenne di qua dal dolce stil novo ch'i' odo! Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne; e qual piu` a gradire oltre si mette, non vede piu` da l'uno a l'altro stilo>>; e, quasi contentato, si tacette.

<<O frate, issa vegg'io>>, diss'elli, <<il nodo che 'l Notaro e Guittone e me ritenne di qua dal dolce stil novo ch'i' odo! Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne; e qual piu` a gradire oltre si mette, non vede piu` da l'uno a l'altro stilo>>; e, quasi contentato, si tacette.

E scriverò in istilo assai umile e leggiero, peroché piú alto nol mi presta lo 'ngegno, e nel nostro fiorentino idioma, accioché da quello, ch'egli usò nella maggior parte delle sue opere, non discordi, quelle cose le quali esso di onestamente tacette: cioè la nobiltá della sua origine, la vita, gli studi, i costumi; raccogliendo appresso in uno l'opere da lui fatte, nelle quali esso chiaro ha renduto a' futuri, che forse non meno tenebre che splendore gli daranno le lettere mie, come che ciò non sia di mio intendimento di volere; contento sempre, e in questo e in ciascun'altra cosa, da ciascun piú savio, dove io difettuosamente parlassi, essere corretto.