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Passava sempre lunghe ore dinanzi allo specchio e non aveva mai finito di mirarsi e di acconciarsi; ma non se ne nascondeva come le altre, lo faceva publicamente, quasi quel culto della propria persona fosse solamente artistico, e, per così dire, impersonale.

Pendon lucidi carri, onde volanti Gli Angioli van su per gli eterei campi; Scudi fulgidi, brandi, elmi spiranti, Da l'oro eterno, inestinguibil vampi. Miratisi quivi i fulmini tonanti Sparsi di nembi, di fragor, di lampi: Armi, di che 'l gran Dio può solo armarsi, Splendenti, ardenti, orribili a mirarsi.

La vecchia posò un momento il suo sguardo sul volto della figlioccia, che stava innanzi e presso al suo; quelle sembianze giovanili ed allora animate, quell'aria d'affetto che ne spirava, tornarono piacevoli a mirarsi alla madrina. Rimani, rimani: rispose ella con qualche po' d'effusione. Mi fa piacere il vederti, e tu vieni di rado!

Più non diss'egli, e fe' cotal mirarsi Che turba altrui con la terribil vista, E con fetidi fiati arsi e riarsi Ammorba intorno, e tutta l'aria attrista; L'Angelo nel fulgor di rai cosparsi, Lume che 'n cielo alma beata acquista, Con note e con sembianze alme e gioconde Al perverso Demon così risponde: XXXIII

Così guarnito ei fa mirarsi, ed erra Dintorno, e vangli i cavalier da lato; E tuttavia de la rinchiusa terra Di bellicose trombe udiasi il fiato; Ne l'ora stessa a rinnovar la guerra AMEDEO sorge, e si dimostra armato; Fangli dintorno i cavalier corona; Ei saluta cortese, indi ragiona: XXXIII

A questi detti Alceo soggiunse: avvegna Che debba oggi Ottoman perder suo vanto, E mirarsi atterrar ciascuna insegna, Di forza ha l'asta d'AMEDEO cotanto, Par tuttavia, che paventar convegna Non trovi un giorno Rodi ultimo pianto, E sotto Turchi non trabocchi al fine, l'armi impetuose ella ha vicine.

Allor scote le briglie, e picca il fianco Del gran destriero; e con la destra irata Impugna il brando, che dal lato manco Pendea ricinto di catena aurata. Ma nel buon corridor l'ardir vien manco Per l'alta fiamma a non mirarsi usata, Che da l'armi celesti in varie rote L'aria dintorno co' gran rai percote.

Su le piaggie de l'aria almo a mirarsi Con imperio frenò l'ali veloci, E spinse tra fulgor di rai cosparsi Orribil suon di sempiterne voci; Non fremono cotanto, ove ad armarsi Chiamano mille trombe i cor feroci, Se Marte ama versar torbido in guerra Di sangue un mare e funestar la terra: LII

Flebil vista a mirarsi Sulla terra stillar vile e negletto Il tronco, onde Ellesponto anco paventa: Atro il bel volto e sparsi I crin fra il sangue, e del feroce aspetto La bella luce impallidita e spenta! CHIABRERA, Ode in morte di Astore Baglione.

Tal di quei duo feroci era a mirarsi L'ammirabile assalto; alto furore Ora il capo, ora il petto, ora impiagarsi Gli detta il fianco, e trapassarsi il core; Da l'armi indarno travagliate sparsi Volano per lo ciel lampi d'orrore, E fier suon, che da' propinqui move Monti ogni belva sbigottita altrove.