United States or Australia ? Vote for the TOP Country of the Week !


Quando tu piangi, teco Intenerir mi fai: Se al poverel tu dai La tua pietade io sono; Io sono il tuo perdono, Io son di te quel che giammai non muore. Strette in un solo amore, Fiamme d'un solo Iddio, Tu sulla terra ed io Dal ciel donde scendea Siamo la stessa Idea, Che vince d'ogni morte ogni furore.

«Marziaripigliò la voce stridula del loiolesco, «il vecchio tuo padre...»; qui si udì uno di quei lamenti che non si ponno descrivere, e che l'antico fondatore della lingua italiana si contenta di accennare con quei suoi versi immortali: E se non piangi, di che pianger suoli!

che se tu a ragion di lui ti piangi, sappiendo chi voi siete e la sua pecca, nel mondo suso ancora io te ne cangi, se quella con ch'io parlo non si secca>>. Inferno: Canto XXXIII La bocca sollevo` dal fiero pasto quel peccator, forbendola a'capelli del capo ch'elli avea di retro guasto.

E tin tin tin, ecco sfrenarsi pian piano la campanella dell'uscio; e da traverso l'uscio venire queste distinte parole: Su su! Apri, o mia cara, apri. Dormi tu, amor mio, o sei desta? Che intenzioni sono ancora le tue verso di me? Piangi o sei lieta? Oh cielo! Tu, Guglielmo? Tu... di notte.., cosí tardi?.. Ho pianto, ho vegliato.

E intravide; e, per accertarsi, mi afferrò la testa e me l'arrovesciò, con un gesto quasi brusco. Piangi? La sua voce era mutata. E io mi liberai all'improvviso, mi levai per fuggire, come uno che non possa più reggere la piena dell'affanno. Addio, addio. Lasciami andare, Giuliana. Addio. E uscii dalla stanza, a precipizio. Quando fui solo, ebbi disgusto di me.

Mi lascia fare una visita, non è vero? ella domandò al suo compagno. Si figuri. Oh una visita di due minuti dalla madre d'uno de' soprastanti ch'è infermiccia.... Ma c'è Giorgetto qui ella soggiunse vedendo un bimbo che si teneva le mani sugli occhi. Piangi, Giorgetto? Cos'hai? E corse verso il fanciullo, che poteva avere sei anni e che apparteneva anche lui a una famiglia di minatori.

Tu vorrai che io ti soni, FESSENIO. Oimè! oimè! La va male. Spacciato è il fatto nostro; ogni cosa è guasta; tutto è scoperto; ruinati siamo. MERETRICE. Che cosa è? FESSENIO. Rotto è il disegno. MERETRICE. Parla, Fessenio: che c'è? FESSENIO. Aiutami, Sofilla. MERETRICE. Che vuoi? FESSENIO. Piangi, lamentati, grida, scapigliati. Cosí! ! MERETRICE. Perché? FESSENIO. Presto lo saperrai.

Giana si avvicina alla cognata, le tocca una spalla, poi la prende ai polsi per scoprirle la faccia. Giana. Piangi? Nell’ombra, le palpa con le dita la gota per sentire se le lacrime vi scorrano. Mortella.

Maria dapprima non rispose; ma ad un tratto due ardenti lacrime le sgorgarono dagli occhi. Annetta ne fu spaventata. Tu piangi? Ti è accaduto dunque qualche cosa ben di grave? domandò ansiosa. No, no, rassicurati, mamma, rispose Maria, mentre un sospiro sfuggiva dal suo petto oppresso. E con tronchi accenti, raccontò quanto le era successo l'ultima notte di carnevale.

Morto? così domandando, Imilda rompe in uno scoppio di pianto. Di altri non seppi. So che il mio tormento è grande, e tu piangi. E so che Oberto.... Ugo ripete astiosamente, quasi aizzato dalle memorie: Oberto! Ebbene? Rizzi il capo a sentire il nome di colui? Oberto è nel mio castello.... signore potentissimo! Ed Ugo è straziato dalle sante lagrime d'Imilda: E la sposa? mi domandai. Non ha sposa.