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Ond'è ch'ingombro di piacer terreno entrando il mal fidato messaggero fa ne l'alma sentir del suo veleno. Quinci è che talor cade il mio pensero: ma voi, ch'avete in man la verga e 'l freno, ne 'l ridrizzate per erto sentero. Dello stesso Dal mio mortal co 'l mio immortal m'involo sovente o Donna, e da me stesso sciolto, al bel vostro splendor tutto rivolto, l'ali battendo al ciel mi levo a volo.

Per tutto ciò che nasce, per tutto ciò che spera, Che fra le nubi e l’alme solleva una bandiera, Che ride a un ideal, Che su la terra come foco d’incendio splende, Che pugna e che trionfa, si spegne e si raccende, Fato, mi vo’ immortal!

Ogni spirto gentil che peregrine A piè di queste nostre Alpi si sente Letizïar da fantasie divine. Sovra il tuo Carlo, e il dotto suo parente , Che pii vergaron le memorie avite, Spanda grazia immortal l'Onnipossente! Dolce è saper, che di non pigre vite Progenie siamo, e qui tenzone e regno Fu d'alme da amor patrio ingentilite.

Non da l'Inachia stirpe, o d'alcun mai Ceppo mortal, così l'Eroe riprese, Ma da natura, immortal germe, io nacqui Una a le cose, e da la luce ho il nome. Dir giusti sensi, o tacer dee chi dritto Co'l pensier mira; e, chiaramente espresso, Torna più grato, e pregio doppio ha il vero. Però di studïose ombre e d'enimmi Non cingerò il mio dir, chè maestro Di misteri son io, a disdegnosa Anima, che a sdegnosa alma favelli, Dubbio o coverto il ragionar si addice. Nuovi non gi

O perchè errar a me così non lice con voi pe' i boschi, com'ho 'l core acceso, de l'onorate vostre fide scorte? Ch'avendo ogni pensiero al cielo inteso, vivendo viverei vita felice, e morta sperarei vincer la morte. XXVIII Allo stesso Varchi, il cui raro e immortal valore, ogni anima gentil subito invoglia, deh! perchè non poss'io, com'ho la voglia del vostro alto saver colmarmi il core?

L'Angelo nel suo primo favellare ad Amedeo, ha tutte le apparenze d'un uomo; e nondimeno il Duca gli dice: Vivi mortale, od immortal....? Se m'appari celeste, ecco io t'adoro. Quì starei con l'Urfé, e mei perdoni il Poeta. 6. «Les Turcs se razent tous la teste, et ne portent jamais cheveuxDunque errò il Poeta e in questo canto 1.º e ne' seguenti, dando capigliatura ai Turchi.

E s'a ciascuno il tuo valor sovrasta, E durar teco in arme altri non vale Cingendo il brando; o s'abbassando l'asta Su spumante destrier non trovi eguale, Meraviglia non è; chè non contrasta, Ad immortal virtù forza mortale; Ed a vergine tal darsi vittoria È per l'uom vinto incomparabil gloria.

A pena scorta, rimirata a pena, Siccome lampo gli passò nel core, Ed indi gli trascorse in ogni vena Fiamma immortal di non provato amore. Subito il ferro, e la man bella ei frena, E fervido consola il suo dolore, E per sua vita ritornar gioiosa Di se chiamolla imperatrice, e sposa

Quella cui diede il cerchio in cui si mira errar d'intorno con cangiati aspetti, la dea de la cornuta e bianca fronte, fu la bella Talia, la cui virtute fa verdeggiando germogliar gl'ingegni di verdura immortal di fiori eterni. Movete, o sante Dive, a i vostri onori, cinte le tempie d'odorati allori.

O d'arme invitto, e più di cor gentile, Germe immortal degl'immortali Eroi, Com'è, che d'ozio neghittoso e vile Non tuo valor, non tua virtù s'annoi? Tu di vil plebe a seguitar lo stile Or volgi riposando i pensier tuoi; Ma qual poscia in Italia, almo paese, Fia sculto marmo a le tue chiare imprese?