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Aggiornato: 8 giugno 2025
5 Orlando, che gran tempo innamorato fu de la bella Angelica, e per lei in India, in Media, in Tartaria lasciato avea infiniti ed immortal trofei, in Ponente con essa era tornato, dove sotto i gran monti Pirenei con la gente di Francia e de Lamagna re Carlo era attendato alla campagna,
Vivi mortale? od immortal fra loro, C'han pace eterna in su gli eterni regni? Se m'appari celeste, ecco io t'adoro; Toglimi, o Santo, a tanti casi indegni; O perchè mia memoria indi difenda, Sì rei destin la bella Italia intenda.
Lalla fu amabilissima colla Veronica, forse per mortificare quell'altra, e si congratulò con lei per i bellissimi versi che la sindachessa aveva dati alle stampe in onor della sposa; versi che incominciavano così: Bella, immortal, benefica fiamma ai tormenti avvezza... Questa fa l'unica soddisfazione ch'ebbe la Veronica in tutta la sera; ma fu per altro una grande soddisfazione!
Nel silenzio tranquillo de l’assopito vano, Misteriosa scôlta, veglia il pensiero umano, Com’angelo immortal. Veglia, e coll’ali fatte di sogno e d’ardimento, sfiora la cieca terra, le nuvole d’argento, La fossa e l’ideal. Vola, o pensier, sui ruderi, com’angelo immortal!... A Nice Turri. Era grande ed oscuro. Un divo soffio Di genio la sua fronte irrequïeta Baciava.
Su le tenzoni del lavor; sul capo Dei vincitori e l’agonie dei vinti, Sguardo sereno ed immortal di Dio, Sfolgora il Sole. Io t’invoco, o Signore, Che nel buio mi guardi. Batte da lungi l’ore La bronzea squilla. È tardi. Spiega la notte l’ale.... Io prego, inginocchiata, Convulsa, al capezzale Di mia madre malata. Piet
Scorgi sol, ch'agli Eroi sacra corona Dassi in Parnaso; e lo sperar sia certo, Ch'un dì cetra immortal lungo Elicona Temprer
Se sostenga AMEDEO forza divina, O nol sostenga, oggi a pensar non vegno; Ma poi, ch'al pescador Rodi s'inchina, Ardo ver lei d'aspro immortal disdegno; E s'orrenda tentarsi alta ruina, Scuoter de l'onde, e de la terra il regno, Al fin s'è forza traboccarsi al fondo Per lei domar, traboccherovvi il mondo.
Gran scudo imbraccia a la sua fè commesso; Pregio immortal, dal gran tonante eterno. Il dì ch'ei spinse col gran scudo istesso I rubellanti dal gran ciel superno; Quivi timor, quivi terrore impresso, Quivi era orror del tenebroso inferno; V'era che 'n alto, abbominati esempi, Ergea gran seggio il regnator de gli empi.
89 Quivi si vede, come il fior dispensi de' suoi primi anni in disciplina ed arte. Fusco gli è appresso, che gli occulti sensi chiari gli espone de l'antiche carte. Questo schivar, questo seguir conviensi, se immortal brami e glorioso farte, par che gli dica: così avea ben finti i gesti lor chi gi
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