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Aggiornato: 8 giugno 2025


Argomento del Peschiulli al canto 2.º dell'Amedeide minore: De l'ombroso Filermo infra gli orrori Spada immortal l'Eroe d'Italia aspetta; Affida il Rodian ne' suoi timori Angelo, e Folco i Duci a l'armi alletta. Va Trasideo da gli amorosi ardori Sospinto a visitar la sua diletta; Et ha ricamo in dono, ove Pelide, Gloria d'ago guerriero, Ettore ancide. Osservazioni critiche del Cav.

Oh, portami lassù!... Ch’io possa amarti In faccia a l’acri montanine brezze, Fra i ciclami e gli abeti, e inebbriarti Di sorrisi d’aurora e di carezze!... Qui grigia nebbia sul mio cor ristagna; Nelle risaie muor la poesia; Voglio amarti lassù, de la montagna Nel silenzio immortal.... portami via!...

Quando su la prima alba al duro assalto Sorser le destre de la gente armata, Stimolata d'Amor sorse ne l'alto, Del sacrato Matteo l'alma bëata; Per l'auree strade de l'eterno smalto Giunse, dove immortal sede stellata Marìa raccoglie, e col

Cosparge per lo ciel voce divina, Aerei campi dibattendo in giro, E quasi incendio per foresta alpina Lunge dintorno i gridi suoi s'udiro: O con obbrobriosa, alta ruina Precipitati ad immortal martiro: Non son per voi l'aure serene e liete; A vostre orride tombe, empi, scendete.

Son queste Solo una veste tua. Quel che le avviva Puro raggio immortal, che non ha parti E scioglier non si può; che vuol, che intende, Che rammento, che pensa, Che non perde con gli anni il suo vigore, Quello, quello è Scipione; e quel non muore.

Queste vi fanno tal, lunge e dappresso, ch'al grido sol del vostro nome altero l'alma s'inchina, e come può vi onora. E se al caldo disìo fia mai concesso stile al suggetto ugual, ritrarne spero fama immortal, dopo la morte ancora. X. Alla Duchessa di Toscana

E per me lodi, e per me grazia a lui rendete, o Dive, che lingua mortale, verso immortal virtù s'affanna indarno. Quest'è valor, quest'è suggetto tale, che solo è da voi sole, e non d'altrui: così dicea la Tullia in riva d'Arno. IX. Allo stesso

1 Cortesi donne ebbe l'antiqua etade, che le virtù, non le ricchezze, amaro: al tempo nostro si ritrovan rade a cui, più del guadagno, altro sia caro. Ma quelle che per lor vera bontade non seguon de le più lo stile avaro, vivendo, degne son d'esser contente; gloriose e immortal poi che fian spente.

Ma risorta dal mar l'alba celeste Tingeva di rossor l'aure serene Quando le membra il Cavalier riveste Di vigore immortal tutto ripiene; più lento di lui le ciglia ha deste Folco, ma ratto a salutarlo viene, E come su la soglia ha posto il piede, Fattolo franco, e che passeggia ei vede.

Scendi su Rodi, e fa sentir tua voce, E i demon scaccia a la prigione orrenda; Di', che non sia la giù spirto feroce che di nuovo a le battaglie ascenda; Michel s'inchina, ed a partir veloce Stringe grande asta con la man tremenda, Asta, ch'a braccio altrui vibrar non lice, Forte, grave, immortal, sterminatrice.

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