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Al mio ardor fuor seme le faville, che mi scaldar, de la divina fiamma onde sono allumati piu` di mille; de l'Eneida dico, la qual mamma fummi e fummi nutrice poetando: sanz'essa non fermai peso di dramma. E per esser vivuto di la` quando visse Virgilio, assentirei un sole piu` che non deggio al mio uscir di bando>>.

Qui e` Maccario, qui e` Romoaldo, qui son li frati miei che dentro ai chiostri fermar li piedi e tennero il cor saldo>>. E io a lui: <<L'affetto che dimostri meco parlando, e la buona sembianza ch'io veggio e noto in tutti li ardor vostri, cosi` m'ha dilatata mia fidanza, come 'l sol fa la rosa quando aperta tanto divien quant'ell'ha di possanza.

66 S'un medesimo ardor, s'un disir pare inchina e sforza l'uno e l'altro sesso a quel suave fin d'amor, che pare all'ignorante vulgo un grave eccesso; perché si de' punir donna o biasmare, che con uno o più d'uno abbia commesso quel che l'uom fa con quante n'ha appetito, e lodato ne va, non che impunito?

Sotto l'insegne del signor feroce La fiera gioventù mosse le piante, fra 'l comune ardor manco veloce Volle mostrarsi di costei l'amante; Ella percossa di cordoglio atroce Sparse caldi sospir, cangiò sembiante, Stracciò le chiome d'or con dura mano, Fece preghi e lamenti, e tutto in vano.

ecco, io son pronta: io ti sarò la bianca preda che tutta s’abbandona, e al vampo del vorticoso ardor non cerca scampo, se pur, fragile, in petto il cor le manca: come sien fresche le mie labbra, e snelli i fianchi e dolce la mia nuca ai baci sapresti, o Falco, che con colpi audaci nuvole ed astri afferri pei capelli.

Amor di donna è ardor d'un spirto nero, lo cui viso se 'n gli occhi un Angiol pare, non t'ingannar, ch'è fraude e non Giustizia. Giustizia esser non puote, ove malizia ripose de sue faci il crudo arciero, per cui Satán Angiol di luce appare. «Dux malorum foemina et scelerum artifex». SEN.

Come se me l’avessero calpesto il cor mi duole, e fede m’abbandona: mi sferzan tutta, carne anima vene, le passïoni con ardor selvaggio, ed io sento che vano è il mio coraggio, sento la morte o la follia che viene.... Toccate quanta arsura ho nelle mani, guardate quante fiamme ho dentro gli occhi. Fate ch’io preghi, curva sui ginocchi, come nei giorni placidi lontani!...»

141 Al vento di maestro alzò la nave le vele all'orza, ed allargossi in alto. Un ponente-libecchio, che soave parve a principio e fin che 'l sol stette alto, e poi si fe' verso la sera grave, le leva incontra il mar con fiero assalto, con tanti tuoni e tanto ardor di lampi, che par che 'l ciel si spezzi e tutto avampi. 142 Stendon le nubi un tenebroso velo che sole apparir lascia stella.

Quivi di voi fuor di misura amanti Il capo gonfio di superbia ergeste, Ed i lampi ineffabili, tonanti Armi del gran Monarca, a scherno aveste; Il vostro duce in su gli ardor stellanti Voleva opporsi al Regnator celeste; Volea come Dio sue sedi eccelse, Empio ver lui ch'a tanto onor lo scelse.

Ardor di sangue, ardor di fede, vampo represso.