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Il largo respirare di Booz dormïente mesceasi de' ruscelli a 'l romor roco e grave. Era nel tempo quando la natura è soave: i colli avevano gigli su la cima fiorente. Ruth pensava; dormiva Booz. L'erbe alte e nere ondeggiavano; in pace respiravan li armenti; una immensa dolcezza scendea da i firmamenti. Era l'ora in cui placidi vanno i leoni a bere.

Ecco, si aprivano una strada attraverso le cateratte del cielo, scorrevano nella valle, sui monti, nelle foreste, sulle case dei placidi dormienti, nel sonno ininterrotto dei rudi lavoratori, nella veglia attenta e amorosa delle madri, nelle visioni alate dei bimbi, forse in qualche insonnia pensosa di un vecchio prossimo alla tomba.

Dopo avere così lungamente vaneggiato in amorosi delirii ora piegando a placidi consigli, ora ad estremi rimedii avvisando, guardò la luna che salita a mezzo il cielo annunziava essere gi

Il maggiore, che fu poi padre di Carlo e di Aldo, aveva imparato a dire: «Un gentleman è un gentleman». E per seguire questa massima non volle più avere nulla a che fare coi genitori che tenevano negozio a Napoli. Alla sua morte il primogenito Carlo, appena ventenne, si sentì in dovere di andare alla ricerca dei suoi nonni. Li trovò, placidi e grassi, nella loro bottega.

E quando il suo mecenate giungeva in trattoria, Menico diceva alle chellerine: Presto, presto, ragazze: che c'è il cugino dell'avvocato Placidi. Ma, sul principiare dell'autunno, il mecenate scomparve, con disperazione grande dell'infelice Menico, che non sapeva darsene pace e spesso esclamava a voce alta: Ma che ne sar

O vecchio papa ballonzolante, t'accadde mai di contemplare orti divinamente assopiti e placidi come questi? Oh! io non ti farò certo il piacere di deporre la tua pancia ansimante, come uno sterco enorme, nel bianco paradiso della mia piccola amica.... Guardati dal lasciarvi cadere le tue ciabatte sformate dai tuoi piedi di cammello! Passeremo presto sulla casa che sogna.... Ecco, all'estremit

Ebbene, sarebbe stato meglio per voi, o buone e stupide fanciulle, di non essere andate a questo teatro. Voi non aspetta il dramma dell'amore, voi nulla saprete mai di quella passione che fa più vittime di ogni più crudele epidemia: i placidi mariti, la drogheria, l'orificeria, i figliuoli, la casa, nulla richieggono di queste lagrime ardenti, di questi gridi strazianti. Io non so perchè vi hanno condotte a questo teatro, io non so perchè vi hanno fatto intravvedere un mondo che non sar

Come se me l’avessero calpesto il cor mi duole, e fede m’abbandona: mi sferzan tutta, carne anima vene, le passïoni con ardor selvaggio, ed io sento che vano è il mio coraggio, sento la morte o la follia che viene.... Toccate quanta arsura ho nelle mani, guardate quante fiamme ho dentro gli occhi. Fate ch’io preghi, curva sui ginocchi, come nei giorni placidi lontani!...»

Dovunque abbiamo tracciata, aperta la via al "bello e orribile mostro" del poeta, abbiamo eretto, lanciato sul mare, formidabili e invincibili le rocche d'acciaio, ma ai placidi e securi canali scorrenti fra le ubertose pianure, agli umili, ma fidi e provvidi amici, non abbiamo ancora rivolta la mente, il cuore.... non abbiamo dedicato le scoperte e le vittorie, tutto il progresso dell'idrografia e dell'idrostatica compiuto da Euclide ad Archimede, dai vincitori del mare sulle dune olandesi, al genio allobrogo di un Paleocapa!

Era una delizia inenarrabile il sentirla parlare dei suoi viaggi e Rosilde, vedendo che ciò lo divertiva, gliene parlava sovente. Poco alla volta il racconto della sua vita teatrale venne a frammischiarsi ai discorsi placidi dei primi giorni, e ad interromperli sovente.