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Quando s’accorser ch’i’ non dava loco per lo mio corpo al trapassar d’i raggi, mutar lor canto in un «ohlungo e roco; e due di loro, in forma di messaggi, corsero incontr’ a noi e dimandarne: «Di vostra condizion fatene saggi». E ’l mio maestro: «Voi potete andarne e ritrarre a color che vi mandaro che ’l corpo di costui è vera carne.

Quale un dio lieto che gode in sua via sparger viole e salire ode la lode da la sua terrena prole, su la selva alta, che tace, dolcemente guarda il Sole. Roco il vento, ne la pace, mette sue rare parole. Stanno li alberi aspettando, con monili di rugiade. Sopra l'erbe a quando a quando una gemmea stilla cade.

E' non responde ninguno. Tic, toc. REPETITORE. Quis est ille? MASTRO ANTONIO. Bon , bon , misier. REPETITORE. Bene veniat, bene veniat. MASTRO ANTONIO. A son mastro Antonio. Trin, trin. REPETITORE. Quid postulatis? MASTRO ANTONIO. Misier , a son vegnuo a posta. REPETITORE. Che volete? MASTRO ANTONIO. Viegno da spasso da San Roco. REPETITORE. Tu recto tramite rispondi.

Ho più volte, Signor, fatto pensiero di risonar con la zampogna mia, di te il valor e l'alta cortesia, salendo al ciel presso al suggetto altiero. Ma, lassa, invan m'affanno, o destin fiero, che roco è 'l suono, e mia fortuna rìa, dietro a miei dolor tutta m'invia, che levarmi di terra indarno spero.

Quando s'accorser ch'i' non dava loco per lo mio corpo al trapassar d'i raggi, mutar lor canto in un <<oh!>> lungo e roco; e due di loro, in forma di messaggi, corsero incontr'a noi e dimandarne: <<Di vostra condizion fatene saggi>>. E 'l mio maestro: <<Voi potete andarne e ritrarre a color che vi mandaro che 'l corpo di costui e` vera carne.

Mi volsi verso la valle, mi piegai su la ringhiera stringendo il ferro freddo tra le dita. Vidi sotto di me un'immensa massa di apparenze confuse, dove non distinsi se non lo scintillio dell'Assoro. Il canto giungeva or or no, secondo l'alito della frescura; e nelle pause si riudiva il suono di quel flauto un po' roco e indefinitamente lontano. Nessuna notte m'era parsa mai tanto piena di dolcezza e d'affanno. Dall'estremo fondo della mia anima irruppe un grido, altissimo se bene non udibile, verso la felicit

Il mister favoloso in cui la selva era sommersa, e quella voce umana che dava ad una vana ombra la vita, e quel chiarore blando, il senso mi cingean di tal malía ch'io mi credeva udire suono di corni in lontananza ròco e veder cervi a mezzo de la via, grandi e candidi, escire con in fronte una croce alta di fuoco. Strano li alberi gioco facean di luci.

Dalle finestre aperte entrava una frescura deliziosa; su i davanzali batteva la luna piena; giungeva il canto corale dei grilli, simile al suono d'un flauto un po' roco e indefinitamente lontano. Ella mi domandò, con la voce alterata: Quando tornerai? Dimmi la verit

Che potea io ridir, se non «Io vegno»? Dissilo, alquanto del color consperso che fa l’uom di perdon talvolta degno. E ’ntanto per la costa di traverso venivan genti innanzi a noi un poco, cantando ‘Miserere’ a verso a verso. Quando s’accorser ch’i’ non dava loco per lo mio corpo al trapassar d’i raggi, mutar lor canto in un «ohlungo e roco;

Ne la pace, il vento roco mette sue dolci parole. Ondeggiano i letti di rose ne li orti specchiati da 'l mare. In coro le spose con lento cantare ne 'l talamo d'oro sopiscono il sir. Da l'alto scintillan profonde le stelle su 'l capo immortale; ne 'l vento si effonde quel cantico e sale pe 'l gran firmamento che incurvasi a udir.