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E quando il suo mecenate giungeva in trattoria, Menico diceva alle chellerine: Presto, presto, ragazze: che c'è il cugino dell'avvocato Placidi. Ma, sul principiare dell'autunno, il mecenate scomparve, con disperazione grande dell'infelice Menico, che non sapeva darsene pace e spesso esclamava a voce alta: Ma che ne sar

In quel tempo, apprende Giovenale, che l’adulterio era peccato men che veniale. Il marito era un volgar lenone che si ritirava nel fondo dell’appartamento quando veniva l’amante della moglie. Cicerone nelle sue epistole, lo conferma. Racconta che Mecenate corteggiava la moglie di un certo Sulpicio Galba, il quale, per facilitare queste galanti relazioni, fingeva di addormentarsi uscendo di tavola. Un giorno, un suo schiavo, volendo profittar di tal circostanza per gustare il vino di Falerno, il compiacente marito gli gridò «Ol

come disse il Caporali di Mecenate. Però la sera fu forza mettersi in mare, e il tempo volgeva alla burrasca, il sole si tuffava infocato, l'aria incupiva ogni momento più; il giovinetto bellissimo portava un berretto vermiglio alla greca, e i capelli proprio d'oro schietto gli fremevano ventilati dietro le spalle.

Il mecenate ricomparve quattro mesi dopo, e Menico gli fece una festa da non descrivere. Come va che non s'è più visto? Ho viaggiato. Come! non sta più in Roma? No: non sto più a Roma. Ah, no?... ma lo è sempre cugino dell'avvocato Placidi? L'avvocato Paolo Emilio Genuzio. Ben pochi avvocati hanno avuto la fortuna di salire a quel grado di miseria e di celebrit

PROFONDO. Frate di un ordine qualunque; zio di Primadonna, amico di Baritono, mecenate di Tenore, ecc., ecc., uomo di solida costituzione e di molta autorit

Qui faceva le sue orgie Nerone, che era nato ad Anzio e vi aveva impiantato una colonia; qui fece il suo trionfale ingresso, tirato da bianchi destrieri, di ritorno dalle sue rappresentazioni teatrali in Grecia. Anche prima, Anzio era stata dimora preferita dei Romani: Attico, Lucullo, Cicerone, Mecenate, Augusto vi ebbero le loro ville.

Lasciata la casa dei Principi di S.a Flavia, nella quale era stata tenuta a battesimo dal March. di Giarratana, Girolamo Settimo, e da G. B. Caruso, e dove era cresciuta a correzione del brutto andazzo letterario dei tempi, l’Accademia del Buon Gusto nel 1791 veniva accolta, ospitata, sussidiata dal Senato, che ne diveniva così mecenate naturale.

C he temer lei, s'un Dio nel ciel ad O ro O ver s'in terra un Mecenate o N oro? Or sbuco giá qual nottula di tomba, ed oltra quella spera, onde la pioggia descende e per augel rado si poggia, date mi son le penne di colomba. Tant'alto salirò, che mi soccomba chi ha 'l giro di trent'anni, e 'n l'aurea Loggia, ove 'n se stesso un Trino Sol s'appoggia, fia tempo ch'al convito suo discomba.

In un altro di questi lucidi intervalli, il conte Candioli, che, per ragione della sua povera prosa, non isdegnava di salir qualche volta le scale d'un quinto piano in via Santa Teresa, aveva perfino tentato di far smettere a Filippo il suo venerando giubbone di color tabacco. Sventuratamente non l'aveva pigliata pel suo verso, e si era impuntato ad offrirgli i suoi spogli. Filippo Bertone non era orgoglioso più del bisogno, ma non vedeva ragione di romper fede al suo povero soprabito, per far sapere alla gente che indossava gli abiti smessi dal conte Candioli. Quanto poi a farsene fare di nuovi, come il suo mecenate gli propose da ultimo, profferendosi a pagarne la spesa, egli non ne vedeva ancora la necessit

Poteva bensì sperare, e trovava talvolta un protettore che generosamente ne pigliasse sopra di la spesa: ed allora era ben naturale che la dedica fosse fatta al mecenate; anzi è da credere che la dedica fosse leva della operosa benevolenza, o che la benevolenza preludesse alla dedica.