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Tra il fumo, che pareva le formasse una tenue veste azzurra, le sue forcelle d’oro bruciavan nella capigliatura scintillante. Ma d’un tratto le sue dita vive sciolsero il nodo che avvinceva quella ricchezza disordinata, quel mantello biondo e buio, che pareva stellato come sono i firmamenti nel mese d’Aprile. Cadde.

In deserta prigion chiuso e dannato Io sono augello dall’ali possenti; E chiedo il folgorar dei firmamenti, E qui m’agito e soffro incatenato. Biondo fanciullo, senti. Io sogno nozze di silvestri fiori Ne l’ombra secolar de la foresta, E de le belve i deliranti amori Su le sabbie del tropico; e gli ardori Del sole e il turbinar de la tempesta, Raggi, procelle e fiori.

Il largo respirare di Booz dormïente mesceasi de' ruscelli a 'l romor roco e grave. Era nel tempo quando la natura è soave: i colli avevano gigli su la cima fiorente. Ruth pensava; dormiva Booz. L'erbe alte e nere ondeggiavano; in pace respiravan li armenti; una immensa dolcezza scendea da i firmamenti. Era l'ora in cui placidi vanno i leoni a bere.

Poichè, non lo dimenticate, noi futuristi siamo dei GIOVANI ARTIGLIERI IN BALDORIA, come proclamammo nel nostro manifesto «Uccidiamo il chiaro di luna» fuoco + fuoco + luce contro chiaro di luna e vecchi firmamenti guerra ogni sera

Favello a voi, che, frammezzo alle genti, Vecchi a vent'anni, in silenzio passate, Colla pupilla vólta ai firmamenti E colle mani alle reni appoggiate. Favello a voi, cui nota è l'armonia D'ogni cosa creata, e cui son noti Cogli entusiasmi la melanconia E gli sconforti; a voi favello, iloti,

A queste parole, voi staccaste gli occhi dalle costellazioni indecifrabili, e la vasta paura dei firmamenti vi spinse nei portici affamati della cattedrale, sotto la voce liquefacente dell'organo, che vi spezzò completamente le ginocchia. Ed ora che vedo?.... Nella notte impenetrabile, la cattedrale trema sotto la rabbia di una pioggia scrosciante.

Ei viene, egli si avanza; Ha in cor la luce, l'avvenir sugli occhi! Non firmamenti, o báratri Ma le tende de l'uom son la sua stanza. Voi, che in abietto e vile Ozio distesi, il turpe viver molle Annoverate dal fuggir de l'ore, Schiavi imbelli del core Vostro e d'altrui, larve patrizie, all'opra! Tal giudice v'è sopra, Che a nulla mai quanto a l'oprar perdona. del ceruleo sangue Vi giover