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" Il secondo! Il secondo!" Io risposi con gioia! Egli stringea le labbra e aveva chiuso gli occhi, Chè il duolo ama le tenebre. Le mani sui ginocchi Tremavano, ed il mento sul petto si appoggiava. "Me due volte vigliacco!" mastro Spaghi pensava. "Potevo una sol volta. esserlo!... Avrei dovuto "Tenermi la mia sposa e scordar l'accaduto! "L'oltraggio era comune a mille! Sarei stato "Felice!

Ricercando seppi come da alcuni giorni il conte Francesco Cènci fosse venuto ad abitare la Rocca Petrella, che tra noi si chiama ancora Rocca Ribalda; le tracce di costui erano di sangue. Una voce nel cuore mi disse: egli è l'omicida. Presi a investigare più sottilmente il caso, e per relazione di un garzoncello pastore conobbi, che tutte le sere Annetta andava alla Querce della Vergine, e genuflessa si tratteneva lunga ora a pregare davanti la Immagine. Certa sera il garzone vide passare a cavallo un uomo, che alle vesti ed al portamento gli parve un barone. Costui fermò il cavallo, e stette a considerare la fanciulla finchè essa non ebbe terminata la preghiera: allora andatole incontro, parve che s'ingegnasse di entrare in colloquio con lei; ma essa lo aveva salutato, e tirato innanzi pel suo cammino. La sera successiva il garzone, stando nel medesimo luogo a pascere pecore, vide sbucare dal macchione due bravi, che sorpresa la giovane le bendarono gli occhi e la bocca, e lei, invano dibattentesi, strascinarono via. Il pastore aveva taciuto per paura, adesso parlava per guadagno; sicchè con diligenza ne cavai fuori informazioni precise su le vesti, e su le fattezze dei ribaldi. Presi a tenere di occhio alla ròcca; nella notte mi aggirava intorno alle sue mura come un lupo, nel giorno mi appiattava dietro le siepi, o su pei rami degli alberi. La ròcca stava chiusa come la cassa dello avaro. Ma un giorno si aperse, e ne uscì fuori un uomo, che ai panni riconobbi per uno dei bravi veduti dal pastore: procedeva cauto, e portava, come diciamo noi, la barba sopra la spalla; ma io gli piombai addosso a guisa di falco: egli era atterrato, sotto i miei ginocchi, ed io gli teneva le mani alla strozza, prima che avesse avuto tempo di sapere che cosa fosse. Ti salverò la vita, gridai, se mi confessi come uccidesti la fanciulla della Querce. Livido dalla paura, egli mi narrò che il suo padrone Conte Cènci vista la fanciulla, e trovatala bella, concepì desiderio di averla alle sue voglie; però che a lui e ad un altro servo ordinava rapirla, e portarla nella ròcca, reputandola facile acquisto; ma vedendo che con la fanciulla tornavano corte le lusinghe, e le minacce non riuscivano meglio, e parendo al Conte di fare anche troppo onore a cotesta villana, era ricorso alle violenze, alle quali la fanciulla aveva risposto menando valorosamente le mani. Onde il Conte l'aveva presa pel collo, ed essa lui, e caduti per terra vi si erano rotolati dandosi a vicenda morsi e percosse. Alla fine la giovane, come più svelta, per la prima si levava in piedi, ed aveva dato di un calcio nel viso al Conte, dicendo: «Togli, vecchio ribaldo: se avessi avuto il mio stile, a quest'ora ti avrei scannato; ma ti sta meglio un calcio; fra giorni ha da tornare mio marito, e, per la Vergine benedetta, non avrò pace finchè non mi porti le tue orecchie in regalo». Don Francesco si levò a sua posta senza profferire parola; e prima che la disgraziata avesse potuto schermirsi l'arrivò con terribile coltellata, che la passò fuor fuori dalle spalle, ed ella cadde senza potere pur dire: Gesù, e Maria! Un singulto, e basta. Poi la pestò, in vendetta del calcio ignominioso, come si pesta l'uva. Venuta la notte ci comandò portassimo il cadavere a piè della Querce della Vergine, e noi lo portammo, perchè chi mangia il pane altrui ha da obbedire. Il Conte ci tenne dietro con la lanterna; e quando avemmo depositato supino il cadavere sopra la terra egli cavò il coltello, lo rimise dentro alla ferita, e pigiando forte ne conficcò la punta nelle zolle. «Quando verr

Marta ebbe un'audacia insolita; andò a sedersi sopra i suoi ginocchi e cingendogli il collo gli mormorò con la bocca contro l'orecchio: L'hai amata molto? Egli ebbe un momento di imbarazzo; la situazione richiedeva uno di quegli slanci ai quali il suo temperamento era refrattario; un solo bacio, ma ardente, sarebbe bastato.

Passò qualche minuto senza che d'un punto si cambiasse la posizione d'ambedue... ma i ginocchi di lei si ripiegavano sempre più, finchè con quelli venne a poco a poco toccando il suolo. Anche al Lautrec pareva che le forze si fossero scemate, e non bastando a sorreggerla la lasciò toccar terra, senza però lasciarla cadere.

Il volto asconderìa nei suoi ginocchi. Egli andr

41 Così disse Agramante; e volse gli occhi al re di Spagna, che gli sedea appresso, come mostrando di voler che tocchi di quel c'ha detto, la risposta ad esso. E quel, poi che surgendo ebbe i ginocchi per riverenza, e così il capo flesso, nel suo onorato seggio si raccolse; indi la lingua a tai parole sciolse: 42 O bene o mal che la Fama ci apporti, signor, di sempre accrescere ha in usanza. Perciò non sar

Roberta mise sui ginocchi l'involto che teneva fra le mani; era tutta la sua ricchezza, l

Vicino a lei sedevano altre donne coi canestri sui ginocchi, si radunavano operai e pescatori, chiocciavano le galline nelle gabbie, i discorsi comuni della gente si mescolavano ai comandi del capitano e alle voci dei battellieri che gridavano le stazioni.

Aspettate, disse l'altra prendendo fra le mani ambo i ginocchi della morta; li rivoltò, quindi con uno sforzo improvviso, violento, li distese. S'udì uno scricchiolio. È fatta: dopo, sarebbe stato impossibile allungare le gambe stecchite dal freddo; lo sapete pure. Ma sembrava che avesse faticato, ansava; quando fu discesa dal letto, rimase alquanto immobile a guardarsi. Betta piangeva sempre.

Nicla fece una pausa, s'avvicinò al fanciullo, e presogli il capo fra le mani, lo baciò due volte. Ti piace, dunque? ella disse, felice. Più che le favole, più che giuocare al cavallo, più che stare sui miei ginocchi a leggere i viaggi? Io quando sarò grande rispose Brunello solennemente dirò anch'io così. Sarai anche tu poeta? domandò Nicla.