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Quando Abd-el-Kerim giunse agli avamposti il sole cominciava a far capolino fra le gigantesche foreste del Nilo e il campo a svegliarsi. Qua e l

Fathma!... che farò io abbandonato in questa spaventevole prigione, senza speranza d'aprirmi un varco, senza un'arme per tentare la fuga, solo, isolato nel mezzo delle foreste del Bahr-el-Abiad?... Ho paura, ho paura, io divento pazzo!... Due lagrime gli solcarono le brune gote; si lasciò cadere a terra, nascose la faccia fra le mani e pianse.

E poi? E poi io qui morrò sul terreno dei padri miei quando fia duopo e anche in breve; o per sempre dicendo un addio ad una colpevole Gerosolima, io mi addentrerò nelle foreste siccome fece il Battista.

I caratteri distintivi di tutte le precitate foreste sono: la variet

Che hai veduto? chiese Hassarn sorpreso. Zitto!... In lontananza si udiva il suono del tamburello che l'eco delle foreste ripeteva distintamente. Abd-el-Kerim impallidì come un cadavere. Odi Hassarn? domandò egli con un filo di voce. , che odo. Deve essere qualche arabo che suona il tamburello. No, non è un arabo! esclamò vivamente Abd-el-Kerim. Come lo sai tu?

Che dirvi del canto onde queste soavi creature ravvivano e fan lieta la terra? Che diverrebbero senz'esso i nostri paesaggi e le nostre foreste?

E l'hallali risuonava nelle foreste! L'hallali! Ove si apprende: che tutto è bene ciò che riesce bene. La principessa Bianca, dicevano i cortigiani, è una Minerva, come se ne veggono ancora le statue nei Musei. Suo padre l'aveva chiamata Diana. Forse, ei sarebbe restato più nel vero se la si fosse addimandata una Venere contadina!¹ ¹ Non vi pare d'intravedere qui la regina Cristina di Spagna?

Nelle fredde foreste, dic'egli, dell'antica Germania, e non nei deserti dell'Arabia, dove un sole cocentissimo converte in concupiscenza ogni desiderio, noi dobbiamo cercare l'origine prima della mistica idea dell'amore casto dell'uomo verso la donna.

A me, vedete, signor conte, voi fate l'effetto di un gentiluomo, che ha tenute e foreste per far la gran caccia, e se ne va, umile borghese, la mattina di domenica, fuori porta San Francesco, a contendersi, con altri dieci o dodici suoi pari, una cingallegra smarrita. Smarrita!... in dodici, poi! mormorò Gino tra i denti.

Calate, o corvi dall'alte montagne e dalle folte foreste vicine... i re della terra vi apprestano per oggi un sontuoso banchetto: i re della terra son vostri degni fratelli, e non si mostreranno oggi dammeno della fama di splendidi, per cui l'inalzano a' sette cieli i cortigiani ed i giornalisti venduti.