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A prima giunta immalinconii: ché mi sembrò vedere la pura Dea dell'Acropoli inquadrata, come una qualsiasi principessa prussiana, tra le file dell'esercito di Guglielmo, fitto sulle chiome ambrosie il negro colbacco degli usseri della morte. Ma subito mi sovvenne che nessuna affinit

Scrivono taluni, che vi rimanesse ferito anco Ugo Bassi, ma non è vero; cadde prigione soltanto ed ecco come: di lui diremo sparsamente più volte, intanto si sappia com'ei preso da sacro furore in guerra sembrasse una spada brandita dall'angiolo della sterminazione: in pace tanto nel suo petto soprabbondava l'amore, che non pure amava i propri simili, ma di smisurato affetto proseguiva anco le bestie; pari in questo a San Francesco, che chiamava sue sorelle le rondini, e fratello il lupo; però non è da dirsi quanto egli fosse attaccato a certa sua cavalla storna compagna inseparabile dei suoi perigli e delle sue pellegrinazioni: ora mentre montato su questo animale egli scorre lungo la fronte del nemico, tutto fiamma nel volto con forti parole soffiando nella virtù dei nostri perchè divampasse più gloriosa, ecco otto colpi di moschetto mandano sottosopra cavalcatura, e cavaliere: per fortuna tutte le palle penetrarono nel corpo alla bestia, il Bassi andò incolume, che rilevatosi indi a poco e vista morta la compagna le s'inginocchiò a lato, con molto pianto abbracciandola e baciandola; le chiuse gli occhi, le recise parte dei crini e se li ripose in petto conforme costumano gl'innamorati con le chiome dell'amata donna: i Francesi lo colsero in cotesto atto, lo pigliano, lo spogliano, e se lo cacciano innanzi percotendolo con isconce battiture, in modo pari a quello che gli Spagnuoli praticarono con Ignazio da Loiola; se non che la leggenda narra, che Ignazio rapito in estasi o non sentiva i calci, o gli aveva per grazia, mentre il povero Ugo, io metto pegno, che non ne provasse piacere.

Il curato che ravvisai alla sua corona di capelli bianchi, era circondato da due preti, meno vecchi assai di lui, a giudicarne dalle cuticagne, una fulva, l'altra nera ma che avevano un punto di strana rassomiglianza nelle chieriche, di ampiezza fenomenale; le avresti dette due ostie appiccicate alle chiome.

La fanciulla dimenticava le proprie angosce e viveva con l'anima al di fuori, in ispirito nella campagna, tra le chiome convulse degli alberi, che disperatamente si torcevano e ricadevano nell'aria. Quando aveva ben teso l'orecchio ad assicurarsi la sinfonia notturna non fosse soprannaturale, accendeva il lume e si guardava in giro.

Ed io sono qua vivo e sano per vivere chi sa fin quando... non vi fate lusinghe su questo punto, chè conto invecchiare di molto... Adolfo invece è steso nella bara... a questo momento gli salmodieranno gli uffici de' morti... stassera gli faranno la sepoltura... Mi par di vederlo... bianco bianco... le sue belle chiome nere scomposte... Aveva delle belle chiome il leggiadro giovine...

Soffiava il vento, agitando le chiome delle acacie, scombuiando le acque del lago; correvano pel cielo innumerevoli nubi biancastre gonfie d'acqua, mentre da ponente si dilatavano sprazzi repentini di luce rossa, verdognola, dorata, accompagnando il brontolìo del tuono. Non so da che cosa si capisca! obiettò Vittorina. Io direi anzi che è maritata: fuma la sigaretta.

Sotto vago cimier ch'alto risplende Per piume, onde airon videsi alato, La fronte giovenile orna e difende Sopra le chiome d'or feltro dorato; Giù da cinto di smalti il brando pende Ed ha ne la sinistra arco lunato, E la faretra gli sonava al tergo, D'acuti strali singolare albergo.

Ed ella il tutto dal principio al fine narronne, come dianzi io vi dicea: come ferita fosse al bosco, e come lasciasse, per guarir, le belle chiome; 48 e come poi dormendo in ripa all'acque, la bella cacciatrice sopragiunse, a cui la falsa sua sembianza piacque; e come da la schiera la disgiunse.

Io vidi certo, e ancor par ch'io 'l veggia, un busto sanza capo andar si` come andavan li altri de la trista greggia; e 'l capo tronco tenea per le chiome, pesol con mano a guisa di lanterna; e quel mirava noi e dicea: <<Oh me!>>. Di se' facea a se' stesso lucerna, ed eran due in uno e uno in due: com'esser puo`, quei sa che si` governa.

Corpo disfatto dalle febbri, cuore convulso, aridi labbri vïolastri, sudate chiome, tese al par di nastri neri intorno al terribile pallore; vita che lotti nel disfacimento, io ti penetro tutta, io ti fo mia: chiudi gli occhi, raccogli in una pia rete di sogni il tuo lungo tormento!...