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.... Batte or la pioggia dal rovaio spinta Ai vetri de la stanza solitaria Ove la madre sta, tacita, vinta: Schiude essa i labbri, quasi in cerca d’aria; Ma pensa: la Diletta ora è felice....

Pianto così in segreto una mezz'ora buonamente, il Fossano, lei che tuttavia piangeva chiamò per nome con una dolcezza della quale forse non aveva mai fatto uso prima d'allora. A Valenzia si rallentarono un momento i singhiozzi.... e lenta le uscì poi la parola dai labbri, e interrotta e piagnolosa, Ah! Fossano! e nessun'altra ne aggiunse, e tutto disse con quella.

I suoi labbri, rinfrescati da cotesta rugiada di lacrime, forse si sarebbero aperti ad una voce, quando il frate, che presso loro spiava i dubbiosi desiri, mettendo la sua in mezzo alle loro teste, ed adombrandole in parte con la barba canuta che gli pendeva in copia giù dal mento, con voce sommessa così favellò: Silenzio!

«Dormi a l’ombra de’ miei lunghi capelli, de’ miei lunghi capelli zingareschi, piccolo bimbo tutto mio, da i freschi labbri e da gli occhi regalmente belli: quando tramonter

Fortunata ape! esclama egli.-Tu tocchi la coda di quel bell'occhio tremante; tu ti accosti al lembo di quell'orecchio; tu vi susurri dolcemente, come se bisbigliassi un segreto d'amore; e, mentre ch'ella agita la leggiadra sua mano, tu voli a sugger miele da que' labbri che contengono il tesoro d'ogni diletto.

Due giovani gentiluomini passeggiavano per la sala, taluni con veloci e talora con tardi passi, ricambiando parole a voce alta, o sommessa. Il primo aveva la pelle chiazzata di vermiglio come macchie di erpete; dalle pupille nere, luccicanti traverso i cigli infiammati, traluceva la ferocia, mescolata ad un certo smarrimento mentale: rari ed irti i capelli: sozzi i denti: il naso camuso e le guance flosce lo arieggiavano col cane da presa. Le vesti, comecchè nobilissime, erano scomposte: la parola usciva impetuosa e roca dai labbri riarsi: accenti impuri, cui forse natura per rendere più laidi volle accompagnati con fetido fiato: rotti e continui i moti delle spalle, dei bracci e del capo. Il delitto stava l

Roberto seguì con l'occhio il convoglio che si dileguava, poi s'avviò tristamente in cerca d'una vettura che lo riconducesse a Valduria. Era dunque finito tutto? Con la lettera scritta a Lucilla egli aveva dunque messa la pietra sepolcrale sul suo passato? Addio sogni lungamente accarezzati con la fantasia, addio speranze di chiuder la vita accanto alla donna che, prima, gli aveva svegliato nel petto i palpiti dell'amore! A voltarsi indietro col pensiero, Roberto vedeva sempre Lucilla. La vedeva bambina, vispa, snella, ricciuta, dai labbri di corallo e dai grand'occhi neri, ch'erano un incanto; poi fanciulla capricciosetta e bellissima, più bella di quant'erano le fanciulle della sua et

Il Palavicino corse all'uscio di prospetto e vi mise la mano per aprirlo, ma quello gli si spalancò d'innanzi. Era la Ginevra stessa che teneva alzato il saliscendi.... Si trovarono così in quel punto faccia faccia a un dito di distanza.... I labbri stetter muti, le persone immobili. In apparenza non ci poteva essere calma più gelida; tutto il tumulto era interno.

Ella dorme ancora; ma il sorriso svanisce dai suoi labbri, e le si contraggono i sopraccigli. Sopra cotesta fronte così liscia, così piana, in breve ora col vomere di fuoco tracciò profondo il suo solco la sventura. A che pensa? Le si avvolgono per la mente i ricordi ultimi dello amore, che però sono divini?

Allo scoccare dell'ora settima, il Presidente temporaneo degli Anziani annunziò l'apertura del dibattimento. Tutti i labbri ammutirono. Tutti gli sguardi si volgerò al Seniore Inquirente che dal suo seggio elevato ripetè quattro volte il nome del Gran Proposto. Questi a sua volta si levò in piedi.