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Più grosse, più spesse, le lacrime continuavano a sgorgargli dalle palpebre gonfie. Ora, dei singhiozzi gli salivano alla gola, lo scuotevano tutto, gli scomponevano il viso. Lasciami.... lasciami.... Ma perchè, Signore Iddio, perchè? Ella lo aveva trascinato verso il divano, dove era caduta di peso, quasi piangente anche lei.

Paolina, con le braccia nude fino al gomito, le mani gonfie, arrossate, la fronte velata da ciocche di capelli molli di sudore, non assomigliava più alla gentile signorina, che l'avvocato Zaeli chiamava suo dolce amore.

E all'azzurro lontan volge l'azzurro De' suoi sguardi pensosi, ma l'arcano Indistinto pensier senza susurro E senza gesto, va assai più lontano. Il suo pensier traverso il bene e il male, Or chiaro or torbido, Come nave sul mare a gonfie vele Vola nel sogno verso l'ideale.

Donna Letizia sorreggeva il dolce peso maternamente; e le sue dita grasse e bianche, di cui le falangi parevano gonfie quasi per un morbo, le sue dita vellicavano pianamente il ventre di Sancio, s’insinuavano tra il pelo. Nella stanza entrava la luce del pomeriggio e il fresco della marina, a traverso le tende verdognole.

Era stato tutto così improvviso, così strano, così incredibile! Cominciava soltanto allora a capire, a persuadersi, a sentire tutta la gioia di quella gran fortuna. Si fregava le mani, rideva. Che angelo, quella sua Eleonora cara! Non più nemici! Non più inquietudini, e la "Cisalpina" a gonfie vele, col nome del Casalbara sui grandi manifesti!

Non sentiva più l'odore, l'acuta fragranza dei capelli biondi: non sentiva più l'allegro e giovanile tic-tac degli stivaletti risonare nei cameroni del fondaco: tutto il fascino era dileguato; essa era tornata come una volta, la Cammilla di Melegnano col naso lungo e il mento storto, la Cammilla che cucinava e lavava i piatti colle mani gonfie, rosse, screpolate.

"Perchè?... Ma non vede che gente sono gli Spagnuoli: ignoranti, superstiziosi, orgogliosi, sanguinarii, impostori, furfanti, ciarlatani, infami?" E restò un minuto immobile in un atto interrogativo, con le vene del collo gonfie che pareva gli volessero scoppiare.

Muffe rampanti, viscidi licheni bacian, con bocche gonfie di veleni, la scabra pietra e l’ime acque corrotte. Non stridìo di carrucola, non rostro gaio, reggente a grossa corda il secchio che, grondando, risalga, a glauco specchio del sole. L’acqua, in fondo, è come inchiostro.

La traduzione, plaudenti i dotti che ne sentivano a parlare e gongolante di gioa l’Airoldi, procedeva a vele gonfie.

L'occhio è sempre fisso nel vuoto, le labbra tremanti, livide, gonfie, le vene delle tempie turgide, pulsanti. Giustizia!... Giustizia fino all'ultimo.... Lei!... Lei!... A Milano! Il pretore, corso colle guardie, e il delegato colgono a volo quella parola: Milano. Pensano di allontanarlo, di allontanare il pericolo e così ottenere la calma. Il signor duca parte subito per Milano!