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Se la percossa, che nel petto invio Al Re di Rodi, per cammin non erra, Ma fatta ubbidiente al desir mio Trapassandogli il cor morto l'afferra, Maccone, a te tutte le spoglie, ed io Per te dirommi fortunato in guerra, Appenderotti la faretra e l'arco, Ora del tuo favor non m'esser parco.

12 Sotto duo negri e sottilissimi archi son duo negri occhi, anzi duo chiari soli, pietosi a riguardare, a mover parchi; intorno cui par ch'Amor scherzi e voli, e ch'indi tutta la faretra scarchi e che visibilmente i cori involi: quindi il naso per mezzo il viso scende, che non truova l'invidia ove l'emende.

Era ivi presso Abenamar, che sposo Non pria godèo de la bellezza amata, Che per legge real mosse doglioso Presso l'insegne de la gente armata. Or quì l'arco di gemme luminoso Depose in terra e la faretra aurata, E ginocchiato in ripregar mercede, Umil baciava al gran nemico il piede.

Visibile sotto queste otto forme, benedica e sostenga noi tutti Issa, il dio della natura. La belva si ripara nel bosco sacro. O re, o eroi, le armi vostre sono destinate a salvare gli oppressi, non a sterminar gl'innocenti. Dushmanta cede tosto al consiglio dell'eremita, e ripone nella faretra la saetta.

Sotto vago cimier ch'alto risplende Per piume, onde airon videsi alato, La fronte giovenile orna e difende Sopra le chiome d'or feltro dorato; Giù da cinto di smalti il brando pende Ed ha ne la sinistra arco lunato, E la faretra gli sonava al tergo, D'acuti strali singolare albergo.

Amor, che su per l'alto il volo affretti, Ed in terra ed in mar dispieghi l'ali, ch'al nome di te rendi soggetti Con la faretra eterna i cor mortali, Amor mio solo nume, odi i miei detti, E contra quel fellon reggi miei strali, Perchè sgombrando il cor d'aspri dolori Più le tue leggi e le tue forze onori.

72 un giovinetto che col dolce canto, concorde al suon de la cornuta cetra, d'intenerire un cor si dava vanto, ancor che fosse più duro che pietra. Felice lui, se contentar di tanto onor sapeasi, e scudo, arco e faretra aver in odio, e scimitarra e lancia, che lo fecer morir giovine in Francia!

Beatrice di Bovadilla stette alquanto in silenzio; segno che sentiva la forza dell'argomentazione. Ma non era vinta; ma non aveva vuotata la sua faretra.

Dicea: nobil cagion de' miei martiri, Tue giuste voglie ecco appagate or vedi Per la faretra mia: s'altro desiri Dal tuo fedele, apri la bocca e chiedi; Se con nemico duce altro t'adiri, Te 'l mirerai senza dimora a' piedi Qui da me tratto a supplicar la vita, E spegnerollo con mortal ferita.

Tal'era Enrico, ed a pugnar più ria La spada ei volge, e Reduano assale. Quando quadrel da la faretra uscìa D'Alcasto in aria, e sibilò su l'ale; Spingeasi al cor, ma s'abbassò per via, E nel ginocchio s'internò lo strale, E sloga l'osso, onde movendo il passo Cadde il guerrier sul manco piede a basso.