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Badino i lettori gentili a questo miscuglio d'amore e di caritá del prossimo, sentimenti affini. Nel poema di Dante e nel King Lear di Shakespeare mi sovviene d'aver trovati alcuni passi rivali in bellezza a questo di Calidasa nel descriver le cose vedute dall'alto al basso in una gran distanza. Nell'atto primo abbiamo veduto come Dushmanta sentisse uguale pronostico.

Le donne che custodiscono il fanciullo fanno di tutto perch'egli lasci in libertá il lioncello: La lionessa ti sbranerá, o incauto, se ad essa non lo rendi. Il fanciullo si ride della minaccia. Gli vien promesso un bel dono, se mette in libertá il lioncello; ed egli stende la destra in atto di riceverlo. Dushmanta gli osserva la palma della mano, e vi scopre segni d'impero.

Dushmanta ode, e la gioia si diffonde per l'anima sua . Non sa piú contenersi: abbandona il nascondiglio dei frascati, e corre alla fanciulla, e le giura inviolabile amore . È dubbiosa Sacontala e quasi non crede. Ed egli: O di tutte le cose tu la piú cara al cuor mio, tu che con lo splendore nereggiante de' begli occhi mi fai estatico, deh! parla piú mite... M'uccidono le tue parole.

Sacontala, nel mirare Dushmanta, sente una segreta emozione che non le pare in accordo colla santitá del luogo. Intanto le ancelle entrano in discorso con lui, e con onesta preghiera gli dimandano chi egli sia.

S'odono di dentro voci di lamento, perché sieno interrotti i riti degli eremiti. I seguaci di Dushmanta, coi cavalli, cogli elefanti, col traino, con tutta la caccia, hanno invaso il bosco sacro. Dushmanta n'è dolente. Le donne, sbigottite dal frastuono de' sopravegnenti, s'inchinano a lui e muovono verso la capanna degli eremiti.

Quand'ecco una massa luminosa in forma di donna scendere vicino all'Apsarastirtha, fonte dove s'adorano le ninfe del cielo, ed abbracciar Sacontala, e sparire con lei in un attimo. Dushmanta sente nell'anima un'agitazione. Ma l'incantamento dura tuttavia. Egli medita sul passato; eppure nessuna reminiscenza gli si richiama al pensiero d'avere conosciuta mai la figlia dell'anacoreta.

L'eremita annunzia a Dushmanta che nel bosco si sta per celebrare un sagrifizio; ed, invitatolo ad intervenirvi, si ritira. Prima di metter piede nell'asilo degli eremiti, Dushmanta si spoglia degli ornamenti reali. Ne' boschi dic'egli consacrati alla religione bisogna entrare con vestimento piú umile... Eccomi nel santuario. Il braccio destro mi pulsa.

Finalmente ella parte, sorretta dalle compagne e mandando indietro lunghi sguardi a Dushmanta. Egli, rimasto solo, mette sospiri, pensando alla beltá di Sacontala: E non dovrò piú rivederla! Ah, no! Cercherò i servi miei; qui... qui intorno fermerò il mio campo. Non so cessare dal diletto di rimirarla. E come potrei volgere ad altro i miei pensieri?

Non creder nulla; non credere. Addio; fa' il dover tuo. Intanto io corro... in soccorso degli uomini santi. Partono tutti. Per opera del re, nel bosco sacro è ritornata la calma. Un giovinetto, recando un fastello di erbe pel sacrificio e meditando sulle cose vedute, manifesta la propria ammirazione: Quanto è grande il potere di Dushmanta!

Dopo i giuramenti del re, le ancelle, mendicate alcune scuse, destramente si ritirano e lasciano libertá agli amanti. La vergine. trovandosi sola con un uomo, diventa timida oltre l'usato, china gli occhi, accusa di tradimento le compagne, e vorrebbe partire anch'ella. Dushmanta gentilmente le si oppone. Ed ella: Lasciami, lasciami andare, te ne scongiuro. Oh destino mio infelice!