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Così gridava, e scolorita in faccia Tra fervidi sospir pianti rinnova, Ed abbracciarlo vuol, ma con le braccia, Fuor che vani color, nulla non trova, Risponde l'ombra, e col suo dir procaccia Ch'ella animosamente a morir mova: A che piangi di me, ch'altiero vivo In lieta parte, e non d'imperj privo?

e sapeano scherzar coll'occhiolino e alle richieste altrui non ritrosire; aderiano ai sospir d'un paladino, massime aggiunte ai sospir poche lire, perché serviano a un nuovo gamurrino per farsi vagheggiare e benedire: donde Marfisa da maschio vestita la sua convalescenza ha divertita.

ma priego che m'addite la cagione, si` ch'i' la veggia e ch'i' la mostri altrui; che' nel cielo uno, e un qua giu` la pone>>. Alto sospir, che duolo strinse in <<uhi!>>, mise fuor prima; e poi comincio`: <<Frate, lo mondo e` cieco, e tu vien ben da lui. Voi che vivete ogne cagion recate pur suso al cielo, pur come se tutto movesse seco di necessitate.

ma priego che m'addite la cagione, si` ch'i' la veggia e ch'i' la mostri altrui; che' nel cielo uno, e un qua giu` la pone>>. Alto sospir, che duolo strinse in <<uhi!>>, mise fuor prima; e poi comincio`: <<Frate, lo mondo e` cieco, e tu vien ben da lui. Voi che vivete ogne cagion recate pur suso al cielo, pur come se tutto movesse seco di necessitate.

E lui mirando con l'usbergo intorno Presto tra ferri a le battaglie estreme, Riga di caldi rivi il viso adorno, E tra sospir rompe le voci e geme; Allor ferma i vestigi, e fa soggiorno Con essa alquanto a consolarsi insieme, E chiudendo nel petto Alceo la pena In su la fronte i suoi dolor serena.

Quel che rimase, come da gramigna vivace terra, da la piuma, offerta forse con intenzion sana e benigna, si ricoperse, e funne ricoperta e l'una e l'altra rota e 'l temo, in tanto che piu` tiene un sospir la bocca aperta. Trasformato cosi` 'l dificio santo mise fuor teste per le parti sue, tre sovra 'l temo e una in ciascun canto.

E così gli dicea: sgombra l'affanno, Che per te non mortal fia la ferita; E prendi a dir; tuoi desideri avranno Di vera fede ogni cortese aita; Qui l'altro fra' sospir ch'al ciel sen vanno Lentamente soggiunge: odio la vita; E come sian miei detti al fin venuti, Non mi saprai dannar, ch'io la rifiuti.

Or così vada, e se cadrommi in guerra, Memoria serba de' miei lunghi affanni, E d'un breve sospir degna la terra, In cui rinchiuderansi i miei verdi anni; E se di questo amor, che 'n me si serra, Sar

Siena dolente i suoi migliori invita a lagrimar intorno al suo gran Tondi, al cui valor ben furo i cieli secondi, poscia invidiaro l'onorata vita. Marte il pianger di lei col pianto aita, morto 'l campion, cui fur gli altri secondi; io prego i miei sospir caldi e profondi, ch'a sfogar gran duol porgano aita.

Ogni sembianza tra' guerrier dogliosa, Ivi mira, ch'ognun lagrime scioglie; Al fin che 'l Re sotto la man famosa Cadesse d'AMEDEO chiaro raccoglie. Traggene guai, ma certa ella non osa Le novelle recar di gran doglie, E tra' sospir di quella gente mesta Pur lagrimando a sospirar s'arresta.