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Come fuggivano e cieli e stelle al disopra di lui! E tu hai paura, o mia cara? Vedi bel chiaro di luna! I morti cavalcano in furia. Ed hai tuttavia paura de' morti, o mia cara? Ahi me misera! Lasciali in pace i morti. Su su, o morello! Parmi che il gallo giá canti. Fra poco il sabbione sará omai tutto trascorso. Su, morello, morello!

FULVIA. Dunque, piú non mi ama? SAMIA. te ama ti stima. FULVIA. Cosí credi? SAMIA. Ne son certa. FULVIA. Lassa me! che odo io? SAMIA. Tu intendi. FULVIA. E di me non ti domandò? SAMIA. Anzi, disse non saper chi tu fussi. FULVIA. Dunque, m'ha dismenticata? SAMIA. Se non te odia pur, bene ne vai. FULVIA. Ahi cieli avversi! Certo, or cognosco lui spietato e me misera.

Il babbo di Lucia lo stimava assai; gli operai dello stabilimento gli volevano bene e l'obbedivano come altrettanti agnelli. Tutti lo portavano ai sette cieli. «Credo ch'egli sia dotato d'un certo fascino! pensava Lucia E il fascino ha da essere tutto ne' suoi occhi strani!

Era vano, era vano il rimpianto. "Troppo tardi." A che pensi? mi chiese Giuliana che forse fino allora, durante il mio silenzio, non d'altro aveva sofferto che della mia tristezza. Io non le nascosi il mio pensiero. Ella disse, con una voce che le usciva dall'intimo petto fioca ma più penetrante d'un grido: Ah, io avevo i cieli per te nella mia anima!

Così, mentre il Germano move sulla terra col guardo perduto nell'abisso dei cieli, e l'occhio del Franco si leva di rado in alto, ma trascorre irrequieto e penetrante di cosa in cosa sulla superficie terrestre, il Genio che ha in custodia i fati d'Italia trapassò sempre rapido dall'Ideale al Reale, cercando d'antico come potessero ricongiungersi terra e cielo.

Ora, perché ambidue sono incerti, posso accertarmi delle ore, che siano eguali, del moto, che sia sempre dello stesso tenore; dove sará quella terza cosa, che misuri il tempo e il moto, ed abbia in tale certezza di misura, che non possiamo di lei dubitare? Mi dicono alcuni questa misura comune essere il moto de' cieli, anzi non essere il tempo stesso che il moto pure de' cieli.

Mercè tua, è piaciuto al popolo confidato a te che obbedisca al tuo servo Gregorio, e che in lui risieda il potere di sciogliere e legare quaggiù ciò che tu sciogli e leghi nei cieli.

E l’anima tutta dolorosa rispondeva: «Su questo corpo intemerato e puro io ho posto tutto il mio amore, e non ho il coraggio d’abbandonarlo». «Fanciulla mia! esci. Io ti accoglierò negli altissimi cieli, sotto al mio trono immortale, coi Serafini e Cherubini». E l’anima esitava. Il Signore allora impresse un bacio sulla fronte a Mosè e con quel bacio l’anima volò in cielo.

Al bambino poi, coll'idea della madre, si stampa in cuore la preghiera ch'essa gl'insegnò, l'invocazione al Padre che è nei cieli. Giovinetto, allorchè le lusinghe del mondo vogliono avvoltolarlo nelle volutt

O patria, quante lacrime ho sparte ricordandomi di te! non so come sia vivo per il gran dolor che ci ho patito, veggendomi lontano da te! Or quanto devo a' cieli, che pur dopo tante lagrime mi è concesso di rivederti!