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Aggiornato: 31 maggio 2025


Sei tu, mio bene?... TENORE. .... TUTTI. Desso!... Oh furore!... TUTTI. Lui solo aspettavam!... Gloria al Signore! .... tornai.... Senza il tenore Non si canta un gran finale Son partito col vapore.... Venni qui.... d'amor sull'ale.... Ma in un pezzo concertato Io sprecar non voglio il fiato.... E finito questo a solo, Più un sospir non metterò.

48 Con gli occhi fissi al ciel lo segue quanto basta il veder; ma poi che si dilegua , che la vista non può correr tanto, lascia che sempre l'animo lo segua. Tuttavia con sospir, gemito e pianto non ha, vuol aver pace triegua.

ma priego che m’addite la cagione, ch’i’ la veggia e ch’i’ la mostri altrui; ché nel cielo uno, e un qua giù la pone». Alto sospir, che duolo strinse in «uhi!», mise fuor prima; e poi cominciò: «Frate, lo mondo è cieco, e tu vien ben da lui. Voi che vivete ogne cagion recate pur suso al cielo, pur come se tutto movesse seco di necessitate.

Quel che rimase, come da gramigna vivace terra, da la piuma, offerta forse con intenzion sana e benigna, si ricoperse, e funne ricoperta e l'una e l'altra rota e 'l temo, in tanto che piu` tiene un sospir la bocca aperta. Trasformato cosi` 'l dificio santo mise fuor teste per le parti sue, tre sovra 'l temo e una in ciascun canto.

ma priego che m’addite la cagione, ch’i’ la veggia e ch’i’ la mostri altrui; ché nel cielo uno, e un qua giù la pone». Alto sospir, che duolo strinse in «uhi!», mise fuor prima; e poi cominciò: «Frate, lo mondo è cieco, e tu vien ben da lui. Voi che vivete ogne cagion recate pur suso al cielo, pur come se tutto movesse seco di necessitate.

Rivenne quegli a quell'umor vivace, E le languide labbra alquanto aprio; Aprì le labbra e con le luci chiuse Un suo sospir con que' di lei confuse.» «Sente la donna il cavalier che geme: E forza è pur che si conforti alquanto.

E perché forsi, non comprehendi quanto Vivo in martyr, dapoi ch'io presi amarte Vogliotil palesar con duro pianto De sospir, in sospir, de parte, in parte E se non bagni il volto divo, e santo Pietosa gentil, potrò chiamarte Che chi sente un che pena, a cappo basso Si move alquanto, se non è, di sasso.

127 Questi ch'indizio fan del mio tormento, sospir non sono, i sospir sono tali. Quelli han triegua talora; io mai non sento che 'l petto mio men la sua pena esali. Amor che m'arde il cor, fa questo vento, mentre dibatte intorno al fuoco l'ali. Amor, con che miracolo lo fai, che 'n fuoco il tenghi, e nol consumi mai?

111 Pinabello, un de' conti maganzesi, era quel cavallier ch'ella avea seco; quel medesmo che dianzi a pochi mesi Bradamante gittò nel cavo speco. Quei sospir, quei singulti così accesi, quel pianto che lo fe' gi

Ella avendo a' sospir le labbra aperte Dal nobil cor tale risposta porse: Che per lo sangue mio fosser sofferte Viltati indegne il Sole unqua non scorse, soffrirò, che per innanzi ei scorga, Ch'a vil catena queste braccia io porga.

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s'alceste

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