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Aggiornato: 31 maggio 2025


sospir differenti a que' del vecchio manda la famigliuola afflitta e mesta, commossa dal sentirsi nell'orecchio il suon di quella umil santa richiesta. Finito il sacrifizio, in apparecchio sono Orlando e Dodone e menan questa brigatella, infelice nella sorte, del parlamento alle superbe porte.

27 Quivi pensando quanta ingiuria egli abbia fatto alla donna, e quanto ingrato e quanto isconoscente le sia stato, arrabbia, non pur si duole; e se n'affligge tanto, che si morde le man, morde le labbia, sparge le guance di continuo pianto; e per la fantasia che v'ha fissa, Leon venir sente Melissa; 28 per questo interrompe il suo lamento, cessano i sospir, il pianto cessa.

Trasportano un sospir dall'Indo al polo . Chi, di voi che leggete, non ha, almeno una volta durante la sua vita, ricevuto simili lettere? Vi ricordate come le toccaste tremanti, come le spiegaste tremanti, e come impazienti d'indugio tentaste leggerle allo incerto albore del crepuscolo, o al fievole raggio della luna crescente?

Eran bolsi, rappresi e storpi e strani, andavan punzecchiati a saltelloni, guardavano le stelle con bel vezzo, con sospir si movean tutti d'un pezzo.

Chiudansi a posta lor questi occhi; omai Il viver di qua giù lieto abbandono; E se poco potei, se poco oprai, Folco, in servigio tuo, cheggio perdono. Poscia cedendo de le piaghe a' guai Fornì del suo parlar l'ultimo suono, Ed agghiacciando il sangue in ogni vena Tragge un lento sospir, ch'a morte il mena.

In questi altri versi, il primo è da notare per l'equivoco della parola amanti, la quale si può riferire alla Gloria, come a tutte le donne amate in genere; ed è vero pur troppo, che di mille innamorati, i quali sognano la gloria, uno solo riesce, con pena, a conseguirla; parecchi de' versi che seguono, sentono come un soave afflato virgiliano: V'è la Gloria, sospir di mille amanti: Vede la schiva i mille, e ad un sorride.

169 Levossi, al ritornar del paladino, maggiore il grido, e raddoppiossi il pianto. Orlando, fatto al corpo più vicino, senza parlar stette a mirarlo alquanto, pallido come colto al matutino è da sera il ligustro o il molle acanto; e dopo un gran sospir, tenendo fisse sempre le luci in lui, così gli disse: 170 O forte, o caro, o mio fedel compagno, che qui sei morto, e so che vivi in cielo, e d'una vita v'hai fatto guadagno, che non ti può mai tor caldo gielo, perdonami, se ben vedi ch'io piagno; perché d'esser rimaso mi querelo, e ch'a tanta letizia io non son teco; non gi

Quel che rimase, come da gramigna vivace terra, da la piuma, offerta forse con intenzion sana e benigna, si ricoperse, e funne ricoperta e l’una e l’altra rota e ’l temo, in tanto che più tiene un sospir la bocca aperta. Trasformato così ’l dificio santo mise fuor teste per le parti sue, tre sovra ’l temo e una in ciascun canto.

Ma come il volto amato ebbe davanti In repentino oblìo sparse i lavori, Ed agitata ella cangiò sembianti Accesa il volto di più bei rossori; meno in Trasideo; stile d'amanti; Si destaro nel sen geli ed ardori, Chè nell'istesso punto or rosso, or bianco Interrotti sospir trasse dal fianco.

Bella, vaga, gentil, dolce Talia, vaga e dolce Talia, ma non men cruda che vaga e bella e che dolce e gentile: perché crudel? Perché se tante voci e se tanti sospir, se tanti pianti ti mando d'or in or giù per quest'acque, alcun tuo accento a me non mai ritorna? Perché s'ami 'l tuo Mopso, a le sue pene non hai pietate? E se piet

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s'alceste

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