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Aggiornato: 31 maggio 2025


Fra le turbe dolenti a piè del letto Stava d'Enrico un ben gentil nipote, Poco sovra due lustri, altier d'aspetto, Inanellato il crin, bianco le gote; E mentre ei piagne, e da l'acceso petto Con fervidi sospir l'aria percote, Folco a lui si rivolse in quegli affanni; E confortò l'infermit

57 Non fu da indi in qua rider mai visto: tutte le sue parole erano meste, sempre sospir gli uscian dal petto tristo, ed era divenuto un nuovo Oreste, poi che la madre uccise e il sacro Egisto, e che l'ultrice Furie ebbe moleste. E senza mai cessar, tanto l'afflisse questo dolor, ch'infermo al letto il fisse.

Ivi almen so, che me odiranno i sassi: E al mio dolor risponderanno, i monti: Ivi al men so, che gli sospir ch'io trassi E quei ch'io traggio, ad uno, ad uno, fien conti Ivi al men so, che le fatiche, e i passi Fian note, a selve a boschi, a fiumi, e a fonti: Ivi al men so, che ogni fera sdegnosa Fia più che te: dil mio penar pietosa.

Quì tra lunghi sospir china l'adorno Suo guardo a terra moribonda, e geme; Ed egli arso d'amore, arso di scorno, Tra molli pianti inesorabil freme; E grida: a te dure catene intorno? Tu n'andrai serva a le miserie estreme? Sultana d'Ottoman tanto temesti? Unqua voce ria formar potesti?

Se movea passo, o se facea soggiorno, S'a detti, o s'a sospir la bocca aprìa, Posasse gli occhi, o li girasse intorno, Seco era gentilezza e leggiadrìa; E, se 'n nobile danza, abito adorno O domestici manti ella vestìa, Lasciava in dubbio altrui, quando maggiore Fosse di sua belt

Se io avessi pensato, che care Fossin le voci dei sospir miei in rima, Fatte io le avrei dal sospirar mio prima In numero più spesse, in stil più rare.

Ed ogni settimana si confessa, e a dir «mea culpa» si facea sentire; massime quando avea l'assoluzione, mette sospir ch'assordan le persone. Quando giurare a qualchedun volea, acciò credesse le bugie la gente: Per quella santa confession dicea che feci stamattina indegnamente.

E dice: abbandonata quì dimori, Ed apri al pianto, ed a' sospir le porte, Ma schernendo Ottoman gli altrui timori Contra il grande AMEDEO s'appresta a morte; Certo, che fra le piaghe, e fra i dolori Andranne al ciel re coraggioso, e forte, Specchio ad altrui de la virtute umana; Ma pensa tu, che fia di te, Sultana.

In tale stato duo scudier l'han scorto, Ismeno, e Codro; e favellava Ismeno: Codro, che direm noi? del tutto è morto, O la grande alma anco raccoglie in seno? E Codro: ecco ei rispira; abbia conforto, A lui medica man non vegna meno, Fia forse a la sua vita alcun riparo. E su le braccia il grave peso alzare. Indi gemendo tra sospir sen vanno Suo signor sostenendo, a passi lenti.

117 Di cocenti sospir l'aria accendea dovunque andava il Saracin dolente: Ecco per la piet

Parola Del Giorno

s'alceste

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