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Gracchia la passeretta in ogni canto La sua gemmata coda il pavon spiega Il bianco cygno adopra il dolce canto L'humil colomba al sposo suo si piega Parlando il papagallo in verde manto Con la sua tortorella si colega La rondinella, e il rossignol si scorda Dil duol antico, e con amor se accorda

Ivi almen so, che me odiranno i sassi: E al mio dolor risponderanno, i monti: Ivi al men so, che gli sospir ch'io trassi E quei ch'io traggio, ad uno, ad uno, fien conti Ivi al men so, che le fatiche, e i passi Fian note, a selve a boschi, a fiumi, e a fonti: Ivi al men so, che ogni fera sdegnosa Fia più che te: dil mio penar pietosa.

La pace di collui, che tutto move Sia teco donna, hor dil seculo nostro E inspiri tue bellezze excelse & nove: Che de un medesmo cor sia 'l voler nostro Che di me fatto havendo tante prove Che ne rissuona, fin dal borea a l'ostro Devresti pur se è ver, gentil sei Haver piet

No. Aspettateme qui: dateme, i libri Che non bisogna meco, vengi alcuno S'io vo' che altrui, dil gran mal, me delibri Per ch'io faccio ond'io vo', l'aer bruno Che animal non v'è al mondo, feroce Che stando l

Plu. Io son qui presto quel che vuoi, comando. No. Io ti comando, Pluto, che in breve hora Tenti Chyreresis, de l'amor: mio Ch'io non trarotte più, dil seggio, fora Et fa che muti in tutto, il suo disio E che la voglia, quel che hora, non vole Hor va, che fin, che, torni, te expetto io Et sappimi ben dir, se la si dole Mentre che la molesti, e torna tosto E nota ben, suoi cenni, e sue parole Vanne veloce, & fa quel che thi imposto.

Dapoi che incominciai dolce amarte E scorgier l'occhio mio per lo tuo lume Mutai per compiacerte ogni costume La lingua, il cor, lo stil, l'inchiostro, e carte Et venni a piè dil monte ad adorarte Sperando o stai salir l'alto Cacume Ma il grave peso, & lo mortal volume Signor non mi lasso, l

PRUDENZIO. Testor Deum ch'io voglio andare nunc nunc al tribunale della Reverenzia dil Monsignor Governatore e dechiarargli pedetentim tutte le superfluitá che se fanno in questa terra alli omini del Gimnasio romano. RUFINO. Leviamocelli dinanzi, patrone. MALFATTO. Olá! Ve ne andate? non volete che venga, eh? CURZIO. : ché non camini? PRUDENZIO. Per corpum meum...

Dove astretta. da prieghi. e pietade Messumi a far quel ch'io non feci mai E per suo nome. i' dico este parole Che lui. vogliando voi. vostro esser vole. E questa letra de sua man torrete. Qual dil suo sangue. e pianto è tinta. e mista. Ch. Donque queste son l'opre. che vendete. Che doveresti vergognarvi. trista. Ru. Madonna. per schivar scandol. tacete. Che sol infamia per gridar. se aquista.

Examinato: senza spirto: e core: Son stato a udirti e di sospiri pieno E veggio a trarmi fuor di tal dolore: Ogni soccorso tuo: venirmi a meno: O destin mio fatale: o cieco amore O volto divo angelico: e sereno: Habiate dil mio mal: qualche mercede Ch'io no so: ovonch'io vada: o ferma: il piede

E sopra questa. tue dorate piume Disserra. che cangi modo e pelo E fa che ascolti il suon. dil mio lamento Se. è ver che tu sia dio. come dir sento. Cusì orando a Cupido. giunge a Madonna Chyreresis. e dice.