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Aggiornato: 8 maggio 2025
Quest'e` 'l principio la` onde si piglia ragion di meritare in voi, secondo che buoni e rei amori accoglie e viglia. Color che ragionando andaro al fondo, s'accorser d'esta innata libertate; pero` moralita` lasciaro al mondo. Onde, poniam che di necessitate surga ogne amor che dentro a voi s'accende, di ritenerlo e` in voi la podestate.
ma priego che m'addite la cagione, si` ch'i' la veggia e ch'i' la mostri altrui; che' nel cielo uno, e un qua giu` la pone>>. Alto sospir, che duolo strinse in <<uhi!>>, mise fuor prima; e poi comincio`: <<Frate, lo mondo e` cieco, e tu vien ben da lui. Voi che vivete ogne cagion recate pur suso al cielo, pur come se tutto movesse seco di necessitate.
ma priego che m’addite la cagione, sì ch’i’ la veggia e ch’i’ la mostri altrui; ché nel cielo uno, e un qua giù la pone». Alto sospir, che duolo strinse in «uhi!», mise fuor prima; e poi cominciò: «Frate, lo mondo è cieco, e tu vien ben da lui. Voi che vivete ogne cagion recate pur suso al cielo, pur come se tutto movesse seco di necessitate.
Quest'e` 'l principio la` onde si piglia ragion di meritare in voi, secondo che buoni e rei amori accoglie e viglia. Color che ragionando andaro al fondo, s'accorser d'esta innata libertate; pero` moralita` lasciaro al mondo. Onde, poniam che di necessitate surga ogne amor che dentro a voi s'accende, di ritenerlo e` in voi la podestate.
At illi libertatem civium oppidanorum Siciliæ prætendentes, nullos se reditus aiebant, nullas exactiones debere, sed aliquoties dominis suis, urgente qualibet necessitate, quantum vellent sponte et libera voluntate servire: e appresso: multorum civium et oppidanorum odia suscitarent, dicentes: id eum proponere ut universi populi Siciliæ reditus annuos et exactiones solvere cogerentur juxta Galliæ consuetudinem, quæ cives liberos non haberet.
E questo bisogno, che dice tenere di contrattare l'altre piazze con il Regno, a me pare il contrario: mentre vuole che, tanto per le robbe che hanno di bisogno dal Regno quanto per quelle che ha bisogno il Regno da loro, siano necessitate dette cittá aver commercio con il Regno; mentre può stare ancora il contrario, e per l'una e l'altra causa il Regno abbia necessitá del commercio delle cittá d'Italia, e con piú ragione, poiché il Regno tiene assai piú bisogno che le cittá d'Italia piglino le sue mercanzie che esso pigli le loro, per il defetto del secondo accidente commune della qualitá delle genti.
ma priego che m'addite la cagione, si` ch'i' la veggia e ch'i' la mostri altrui; che' nel cielo uno, e un qua giu` la pone>>. Alto sospir, che duolo strinse in <<uhi!>>, mise fuor prima; e poi comincio`: <<Frate, lo mondo e` cieco, e tu vien ben da lui. Voi che vivete ogne cagion recate pur suso al cielo, pur come se tutto movesse seco di necessitate.
Che con moine, carezze e scherzetti, quel ch'ei disegna, ben le fe' comprendere: comincia in casa a condur degli oggetti, paladini e milord che potean spendere; gli pianta e parte al canto de' duetti e di quell'arie che soleano accendere. La dama sposa per necessitate l'util modestie ha infin rinnovellate.
ma priego che m’addite la cagione, sì ch’i’ la veggia e ch’i’ la mostri altrui; ché nel cielo uno, e un qua giù la pone». Alto sospir, che duolo strinse in «uhi!», mise fuor prima; e poi cominciò: «Frate, lo mondo è cieco, e tu vien ben da lui. Voi che vivete ogne cagion recate pur suso al cielo, pur come se tutto movesse seco di necessitate.
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