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che, considerando le condizioni dell'una e dell'altra cittá, quelle di Napoli tutte sono e deveno essere causa e occasione potente di farla abbondare di denari, come all'incontro quelle di Venezia causa e occasione d'impoverire: nientedimeno l'effetto riesce al contrario, ché Venezia abbonda e Napoli è povera di moneta. Si ha da considerare dunque come vi siano questi contrari effetti.

Ciò veduto, e che il popolo fiorentino inorridiva invece di sollevarsi, il Bandini fuggí di cittá, d'Italia, dalla cristianitá, a Costantinopoli.

Correva gli anni addietro in una cittá d'Italia, secondo le pubbliche terminazioni, la doppia d'Italia per quindici lire, e lo scudo veneto ed il fiorentino per cinque lire e tre soldi: lo scudo di Milano per cinque lire.

E 'l mastin vecchio e 'l nuovo da Verrucchio, che fecer di Montagna il mal governo, la` dove soglion fan d'i denti succhio. Le citta` di Lamone e di Santerno conduce il lioncel dal nido bianco, che muta parte da la state al verno. E quella cu' il Savio bagna il fianco, cosi` com'ella sie' tra 'l piano e 'l monte tra tirannia si vive e stato franco.

Meno male finché furono presi ad uomo ad uomo, od a compagnie piccole, e pagati per a tempo, ad ogni occasione. Peggio giá quando vennero in ogni cittá co' podestá o capitani annui o di pochi anni. Tuttavia, ciò non disavvezzava del tutto ancora i cittadini dal tener in mano i ferri, o li disavvezzava solamente in questa o quella cittá.

E a questo rispetto Genova sará la prima cittá in Italia, nella quale sia in perfezione questo accidente, per il quale vi sono tanti denari, che in nissuna cittá d'Italia ve ne sono tanti in particulare; e, dopo quella, Fiorenza, e, dopo, Venezia, nella quale, benché vi sia piú trafico che in tutte le cittá d'Italia insieme, nientedimeno a rispetto di questo accidente terrá lo terzo loco.

NARTICOFORO. Io non parlo sine ratione; ché avendomi voi interpellato la lezione, ché la mattina leggeva lo sesto di Virgilio con commune applauso degli audienti, e la sera le Regole di Mancinello; e fattomi profugo da' regni latini dalla cittá romulea son venuto qui in Palepoli seu Neapoli con auspici di copular un mio figlio in matrimonio; e ragionandosi di ciò tra consanguinei e amici in Roma ché per la Dio mercé vi siamo di qualche conto e or tornando alla patria senza la nuora, pensaranno qualche cosa cattiva di me o del mio figliuolo, ché le genti sono piú acconcie a credere il male che il bene.

Turpin la briga a narrarci si toglie alcune coserelle, e pur si lagna, vedute da Marfisa, e scrive e ciancia delle cittá e castella della Francia. Giugnendo la bizzarra in qualche terra, o vuoi castello o cittá provinciale, metteva del calesse il piede a terra, e per gire a' caffè metteva l'ale. In alcun luogo, se Turpin non erra, il caffè si bevea dallo speciale.

EUFRANONE. Giá ho dato la nuova a' parenti, agli amici e a tutta la cittá; e ciascuno ne ha infinito piacere e allegrezza, veggendo che la nostra casa anticamente cosí nobile e ricca per una disgrazia sia venuta in tanta miseria e povertade, e ora per una cosí insperata occasione risorga a quel primiero splendore e grandezza; e che la bellezza e onorati costumi di Carizia, che meritava questa e maggior cosa, abbino sortito cosí felice ventura per esserne le sue parti tali da farsi amar insin dalle pietre.

Ed all'incontro il fatto sta che da quell'anno 390, dalla magnifica rivendicazione dell'indipendenza propria contro ai galli, dalla piú magnifica rivendicazione dell'indipendenza di tutte le genti italiche antiche ch'ella intraprese allora contro ai medesimi, incomincia, e piú non cessa, e s'accresce d'anno in anno la potenza materiale, il credito, la preponderanza politica di Roma fra e sopra tutte quelle cittá, quelle genti, quella nazione d'Italia.