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SIMBOLO. Signor Eufranone, il mio signor don Ignazio vi manda questi drappi di seta e d'oro per le vesti di Carizia e della sorella e di vostra moglie: ecco i maestri che faticheranno tutta la notte ché sieno finite per domani all'alba; ecco i razzi per la sala e camere; in questa scatola son collane, maniglie d'oro, perle, gioie e altri abbegliamenti necessari.

DON IGNAZIO. Accetto l'anello e accetto l'offerta della sua persona; e se ben ne sono indegno, amar mi sforza ad accettarla. In ricompensa non so che darle se non tutto io; e se ben disseguale alla sua grandezza, accettatelo come io ho accettata la sua persona. CARIZIA. Comandate altro?

Pensa, lettor, se quel che qui s'inizia non procedesse, come tu avresti di piu` savere angosciosa carizia; e per te vederai come da questi m'era in disio d'udir lor condizioni, si` come a li occhi mi fur manifesti. <<O bene nato a cui veder li troni del triunfo etternal concede grazia prima che la milizia s'abbandoni,

DON FLAMINIO. Leccardo mio, parla presto, non mi far cosí morire: come sará mia? LECCARDO. Manda a tôr diece caraffe di vino per inumidir il palato e la gola, che stanno cosí secchi che non ne può uscir la parola. DON FLAMINIO. Arai quanto vorrai, e venti e trenta; ma parla presto. LECCARDO.... la vostra Carizia è maritata.... DON FLAMINIO. Maritata? Tu sia il malvenuto con questa nuova!

DON FLAMINIO. Se ben è ardito ma pericoloso il consiglio e da spaventare ogni gran cuore, essendo disposto o di posseder Carizia o di morire, esseguiamolo: vo' per una ignobil paura mancar a me stesso. PANIMBOLO. Sète risoluto? DON FLAMINIO. Risolutissimo.

DON FLAMINIO. Io non son cosí abbandonato dalla fortuna che, aiutandomi, Carizia non possa divenir mia moglie. E se darò ad intendere a don Ignazio che abbi goduto prima di Carizia, con manifesta speranza mi guadagnarò le sue nozze.

EUFRANONE. Vi priego a pensarvi su sei mesi prima; e se pur dura la voglia, allor me la potrete chiedere: ed io vi do la mia fede serbarla per voi insin a quel tempo. DON IGNAZIO. Sei mesi star senza Carizia? piú tosto potrei vivere senza la vita: e ben sapete che l'amante non ha maggior nemico che l'indugio.

PANIMBOLO. Bisogna far presto, ché don Ignazio è d'ingegno destro e vigilante: se non si previene con prestezza, si torrá Carizia. «Chi non fa conto del tempo perde le fatiche e le speranze dell'effetto». DON FLAMINIO. Or mi par ogni indugio una gran lunghezza di tempo: s'avesse le podagre, saria venuto.

CARIZIA. Signor don Ignazio, poiché Angiola mia zia mi fa fede della vostra onorata richiesta, io non ho voluto mancare dalla mia parte: eccomi, che comandate? DON IGNAZIO. Io comandare, che mi terrei il piú avventurato uomo che viva, se fusse un minimo suo schiavo? Voi sète quella che sola avete l'imperio d'ogni mia voluntá, e a voi sola sta impor le leggi e romperle a vostro modo.

DON IGNAZIO. O madre, cavami fuor delle porte della morte, dimmelo certamente se è viva; perché ella sará mia, ancorché voglia o non voglia tutto il mondo. POLISENA. Ed ella piú tosto vol esser vostra che sua, e per non esser d'altri volea esser piú tosto della morte. DON IGNAZIO. Donque gli occhi miei vedranno un'altra volta Carizia, e aran pur lieto fine le mie disperate speranze?