United States or Cameroon ? Vote for the TOP Country of the Week !


POLISENA. Vi darò rimedio: che avrete Carizia. DON IGNAZIO. La morte sola saria il rimedio, ché cavandomi dal mondo, il spirito mio s'unisse col suo. POLISENA. Vo' che senza morir godiate la vostra Carizia: sperate bene. DON IGNAZIO. Come può sperar bene un afflitto dalla fortuna? POLISENA. Carizia ancor vive per voi.

DON IGNAZIO. Non vi ho io dimandato piú volte se in quel giorno della festa vi fusse piaciuta alcuna di quelle gentildonne, e mi dicesti di no? DON FLAMINIO. Era cosí veramente; ma essendomi offerta costei con mio poco discomodo, me ce inchinai. LECCARDO. Signor don Flaminio, Carizia v'aspetta agli usati piaceri, e che le perdoniate se vi ha fatto aspettar un poco.

Vi prego a perdonarmi con quella generositá d'animo, eguale all'alte sue virtú, offerendomi in ricompensa, mentre serò vivo, servir voi e il vostro meritevolissimo sposo. CARIZIA. Signor don Flaminio, a me i travagli non mi son stati punto discari, perché da quelli è stato cimentato l'onore e la mia vita.

DON FLAMINIO. Veder la mia Carizia in poter d'altri per un sol ponto, ancorché fusse pur certo possederla per sempre, non mi comportarebbe l'animo di soffrirlo. E con chi è maritata? LECCARDO. Bisogna che cominci da capo. DON FLAMINIO. O da capo o da piedi, purché la spedischi tosto.

CARIZIA. Vi priego a spiegarmi il vostro desiderio con le piú brevi parole che potete. DON IGNAZIO. Signora della vita mia e perdonatime si ho detto «mia», ché dal giorno che la viddi la consacrai alla vostra cara bellezza, io non desio altro in questa vita che essere vostro sposo: e perdonate all'ardire che presume tanto alto.

So ben che la mia richiesta sarebbe a voi di poco onore: mi contento che ve n'entriate, pregandovi che in questo breve spazio, che non siamo nostri, di far buona compagnia al mio core che resta con voi si partirá da voi mai; e ricordatevi di me. CARIZIA. Non ricordandomi di voi, mi smenticarei di me stessa. DON IGNAZIO. Amatemi come amo voi.

DON IGNAZIO. Mi farei uccider piú tosto. SIMBOLO. E se non volete, farete che vostro fratello s'accorga che stiate innamorato di Carizia, e come uomo di torbido e precipitoso ingegno vi preverrá a tôrsela per moglie, o verrete a qualche cattivo termine insieme. DON IGNAZIO. Dubbito di non incorrere in qualche inconveniente peggiore. SIMBOLO. Che cosa di mal di ciò ne può avvenire?

Però, figlia, perdona a tuo padre, il quale falsamente informato ha cercato d'offenderti; e ti giuro che io ho sentito la penitenza del mio peccato senza che voi me l'avesti data. Vieni e abbraccia il tuo non occisore ma carissimo padre! CARIZIA. Ancorché m'aveste uccisa, o padre, non mi areste fatto ingiuria: la vita che voi m'avete data la potevate repetere quando vi piacea.

CARIZIA. Caro signore, io ben conosco la disaguaglianza de' nostri stati e la mia umile fortuna, a cui non lice sperar sposo grande di valore e di ricchezza come voi; però ricercate altra che sia piú meritevole d'un vostro pari, e lasciate me poverella ch'umilmente nel mio stato mi viva. La mia sorte mi comanda ch'abbia l'occhio alla mia bassa condizione.

DON IGNAZIO. Sappiate, madre mia, che da quel giorno che non so si debba chiamarlo felice o infelice per me che vidi la bellezza e l'oneste maniere di Carizia vostra nipote, m'hanno impiagata l'anima di sorte che, se voglio guarire, è bisogno ricorrere a quel fonte donde sol può derivar la mia salute. ANGIOLA. Signor don Ignazio, so dove va a ferir lo strale del vostro raggionamento.