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Di sera, verso l'ora della campana, le muraglie delle celle diventano i nostri pianoforti. I nostri pugni sprigionano fughe commosse, preludii che vanno nel sangue come tessuti di tenerezza, arie, duetti, finali che si diffondono nella grandiosit

»Sarò ben felice, rispose Adolfo senza guardarmi in volto, di fare un poco di musica con voi, amabile cugina... Tutti vi dichiarano prodigiosa al pianoforte... Suoneremo dei duetti!... »Io risposi con un'occhiata affermativa e un inchino da collegiale... Poi, per nascondere la mia viva agitazione, mi allontanai da Adolfo e da mia madre, facendomi a percorrere tutta sola i viali del parco...

D'inutili duetti e cavatine Gi

«Il pianoforte, mobile di quasi tutta l’Europa, è anche qui abituale dappertutto. Per mezzo di questo magnifico strumento ho imparato in Palermo, accanto a dive siciliane, arie appassionate di Cimarosa e di Fioravanti, e duetti di Andreozzi e di Tritto.

DISTRUGGIAMO I SINISTRI STRACCI ROMANTICI, margherite sfogliate, duetti sotto la luna, tenerezze pesanti, falsi pudori ipocriti. Che gli esseri, avvicinati da un'attrazione fisica, invece di parlare esclusivamente delle fragilit

E a tavola, quando stomaco e cuore siedono insieme, l'uno accanto all'altro per cantare uno dei migliori duetti di questo mondo; quando tu sorridi, vedendo fumare la zuppa odorosa e le manine impazienti dei tuoi bambini preparare le armi del cucchiaio e della forchetta per l'allegro combattimento; ecco che il brontolone trova la bottiglia fuori di posto e la minestra troppo cruda o troppo cotta.

Un Giuseppe Calcagni cantante, al S.a Cecilia allietava con un trattenimento di arie, rondeaux, concerto di strumenti, duetti, ecc.¹²². Altri ed altri ancora trovavano accoglienze oneste e liete; che Antonio Solli veneziano, impareggiabile sonatore di violino per le corti d’Europa, negli ultimi anni di sua vita sceglieva Palermo come sua seconda patria, «non indegno di stare accanto al maggior sonatore d’arpone che si fosse mai sentito», il palermitano Michele Barbici, di cui dopo il 1769 «si sonarono in Napoli o altrove con gran plauso i trii ed i quartetti»¹²³.

Dei giornalisti non è a far meraviglia; a certe epoche costoro si rimbalzano l'uno all'altro delle frasi, senza darsi la pena di riflettere un istante per vedere quanto vi sia in esse di vero o di assurdo. È piuttosto a stupire che i giovani maestri, e fra questi anche i più colti ed esperti dell'effetto teatrale, mostrino tanto abborrimento per la cabaletta; la quale non è, in ultima analisi, che un ritmo musicale molto atto ad esprimere le concitazioni ed i sussulti della passione. Si pretende da certi barbassori della critica che la cabaletta ripugni al gusto odierno del pubblico. Nulla di più falso. Nelle due opere più fortunate del Gomes, Guarany e Salvator Rosa, i punti più culminanti del successo furono segnati dalle cabalette dei duetti a soprano e tenore. Alla prima rappresentazione della Fosca, il pubblico della Scala cominciò a riscuotersi e ad applaudire con entusiasmo ai primi accenni della cabaletta: Cara citt

Che con moine, carezze e scherzetti, quel ch'ei disegna, ben le fe' comprendere: comincia in casa a condur degli oggetti, paladini e milord che potean spendere; gli pianta e parte al canto de' duetti e di quell'arie che soleano accendere. La dama sposa per necessitate l'util modestie ha infin rinnovellate.