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Poi mi rivolsi a loro e parla' io, E cominciai: Francesca, i tuoi martiri A lagrimar mi fanno tristo e pio

Vennermi poi parendo tanto santi, che, quando Domizian li perseguette, sanza mio lagrimar non fur lor pianti; e mentre che di l

Voi cittadini mi chiamaste Ciacco: per la dannosa colpa de la gola, come tu vedi, a la pioggia mi fiacco. E io anima trista non son sola, ché tutte queste a simil pena stanno per simil colpa». E più non parola. Io li rispuosi: «Ciacco, il tuo affanno mi pesa , ch’a lagrimar mi ’nvita; ma dimmi, se tu sai, a che verranno

«A te convien tenere altro vïaggio», rispuose, poi che lagrimar mi vide, «se vuo’ campar d’esto loco selvaggio; ché questa bestia, per la qual tu gride, non lascia altrui passar per la sua via, ma tanto lo ’mpedisce che l’uccide; e ha natura malvagia e ria, che mai non empie la bramosa voglia, e dopo ’l pasto ha più fame che pria.

Siena dolente i suoi migliori invita a lagrimar intorno al suo gran Tondi, al cui valor ben furo i cieli secondi, poscia invidiaro l'onorata vita. Marte il pianger di lei col pianto aita, morto 'l campion, cui fur gli altri secondi; io prego i miei sospir caldi e profondi, ch'a sfogar gran duol porgano aita.

Voi cittadini mi chiamaste Ciacco: per la dannosa colpa de la gola, come tu vedi, a la pioggia mi fiacco. E io anima trista non son sola, che' tutte queste a simil pena stanno per simil colpa>>. E piu` non fe' parola. Io li rispuosi: <<Ciacco, il tuo affanno mi pesa si`, ch'a lagrimar mi 'nvita; ma dimmi, se tu sai, a che verranno

Vennermi poi parendo tanto santi, che, quando Domizian li perseguette, sanza mio lagrimar non fur lor pianti; e mentre che di la` per me si stette, io li sovvenni, e i lor dritti costumi fer dispregiare a me tutte altre sette. E pria ch'io conducessi i Greci a' fiumi di Tebe poetando, ebb'io battesmo; ma per paura chiuso cristian fu'mi,

Quando rispuosi, cominciai: <<Oh lasso, quanti dolci pensier, quanto disio meno` costoro al doloroso passo!>>. Poi mi rivolsi a loro e parla' io, e cominciai: <<Francesca, i tuoi martiri a lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri, a che e come concedette Amore che conosceste i dubbiosi disiri?>>.

Poi comincio`: <<Tu vuo' ch'io rinovelli disperato dolor che 'l cor mi preme gia` pur pensando, pria ch'io ne favelli. Ma se le mie parole esser dien seme che frutti infamia al traditor ch'i' rodo, parlar e lagrimar vedrai insieme. Io non so chi tu se' ne' per che modo venuto se' qua giu`; ma fiorentino mi sembri veramente quand'io t'odo.

Voi cittadini mi chiamaste Ciacco: per la dannosa colpa de la gola, come tu vedi, a la pioggia mi fiacco. E io anima trista non son sola, ché tutte queste a simil pena stanno per simil colpa». E più non parola. Io li rispuosi: «Ciacco, il tuo affanno mi pesa , ch’a lagrimar mi ’nvita; ma dimmi, se tu sai, a che verranno