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L'un parea, tra' rai, smeraldi partorire; l'altro balzar da li orridi prunai come serpente, in mal attorte spire. Disse Madonna: Si convenne Elai un tempo con Astíoco in questo loco, il qual re meriggiava poetando. Meriggiava quel re, sotto il pomario che splendeva a' suoi come un tesoro. Cadeano i frutti d'oro gravi su 'l suolo in torno, a quando a quando.

Vennermi poi parendo tanto santi, che, quando Domizian li perseguette, sanza mio lagrimar non fur lor pianti; e mentre che di la` per me si stette, io li sovvenni, e i lor dritti costumi fer dispregiare a me tutte altre sette. E pria ch'io conducessi i Greci a' fiumi di Tebe poetando, ebb'io battesmo; ma per paura chiuso cristian fu'mi,

Gran Dio! che dite mai, amabil donna? riprese la Rosina. E che? quella lugubre canzone alluderebbe forse ai casi vostri? , madama: ma se mi è lecito toccarne di volo poetando e cantando, non mi permetterei al certo di tediare col racconto di essi una persona distinta. Ah! mal mi conoscete, signora, e voi non partirete di qui se non dopo aver versato nel mio seno tutte le vostre amarezze.

Taccia di Cadmo e d’Aretusa Ovidio, ché se quello in serpente e quella in fonte converte poetando, io non lo ’nvidio; ché due nature mai a fronte a fronte non trasmutò ch’amendue le forme a cambiar lor matera fosser pronte. Insieme si rispuosero a tai norme, che ’l serpente la coda in forca fesse, e ’l feruto ristrinse insieme l’orme.

Taccia di Cadmo e d’Aretusa Ovidio, ché se quello in serpente e quella in fonte converte poetando, io non lo ’nvidio; ché due nature mai a fronte a fronte non trasmutò ch’amendue le forme a cambiar lor matera fosser pronte. Insieme si rispuosero a tai norme, che ’l serpente la coda in forca fesse, e ’l feruto ristrinse insieme l’orme.

Vennermi poi parendo tanto santi, che, quando Domizian li perseguette, sanza mio lagrimar non fur lor pianti; e mentre che di la` per me si stette, io li sovvenni, e i lor dritti costumi fer dispregiare a me tutte altre sette. E pria ch'io conducessi i Greci a' fiumi di Tebe poetando, ebb'io battesmo; ma per paura chiuso cristian fu'mi,

Taccia di Cadmo e d'Aretusa Ovidio; che' se quello in serpente e quella in fonte converte poetando, io non lo 'nvidio; che' due nature mai a fronte a fronte non trasmuto` si` ch'amendue le forme a cambiar lor matera fosser pronte. Insieme si rispuosero a tai norme, che 'l serpente la coda in forca fesse, e il feruto ristrinse insieme l'orme.

Come crescono i vènti de la terra, più gravi li odori e più soavi e più sottili e ardenti salgon da' vasti legni carchi di spezie rare. E ne l'alba lunare a noi s'aprono i regni meravigliosi, i liti cari a 'l Sole, ove amando vivono e poetando uomini forti e miti. Da 'l soffio a l'aria effusi per lunghe onde i profumi, come celesti fiumi in un solo confusi,

Al mio ardor fuor seme le faville, che mi scaldar, de la divina fiamma onde sono allumati piu` di mille; de l'Eneida dico, la qual mamma fummi e fummi nutrice poetando: sanz'essa non fermai peso di dramma. E per esser vivuto di la` quando visse Virgilio, assentirei un sole piu` che non deggio al mio uscir di bando>>.

Dal primo giorno ch’i’ vidi il suo viso in questa vita, infino a questa vista, non m’è il seguire al mio cantar preciso; ma or convien che mio seguir desista più dietro a sua bellezza, poetando, come a l’ultimo suo ciascuno artista. Cotal qual io lascio a maggior bando che quel de la mia tuba, che deduce l’ardüa sua matera terminando,