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Giunti Castelnuovo e Queralto a Montefiascone, lietamente li udì il papa; per vero credendo rivolto addosso a' Mori quel sospettato armamento del re; ma non assentia di leggieri le inchieste, avvolgendosi negli indugi della romana curia; e dicea le decime ecclesiastiche servire a' soli luoghi santi, non a tutta guerra contro Saracini: tanto che gli ambasciadori, sdegnati o infingendosi, tolto commiato appena, tornavansi in Affrica , ammoniti forse da cardinali nimici a parte francese, che Pietro nulla sperasse da papa Martino, ma pensasse egli a' suoi fatti . E in Affrica gi

Nino.... dimmi quel che vuoi, ma non tutti hanno questo coraggio. E qui si voltò, guardò intorno in aria spaurita, e quasi temesse che alle mura e a' mobili spuntassero le orecchie, abbassata la voce in modo che Striati stentava a sentire, seguitò: Dai retta a me, lasciamo le chiacchiere da parte.... la nostra condizione è terribile, pur troppo terribile: e noi non possiamo farci nulla.... nulla! Che ne vuoi! il proverbio siciliano dice: il pesce puzza dalla testa: e questo è il caso nostro. Come non si pensa a riformare una polizia inetta in tutta l'asserzione del termine!... Come s'abolisce in fatto la pena di morte che esiste in dritto, quando si tratta di certe tigri che meriterebbero peggio! come s'abolisce! Come si farebbe grazia a un parricida, come si fa grazia agli assassini di Catalfamo! È generoso l'atto, ma non fa al caso. L'indulgenza, dove ci vorrebbe il massimo de' rigori. Intanto la si mantiene per i militari! eh via!... Meno male se ci fosse un'isola qualunque in Affrica o in Oceania, dove si potessero deportare tutti questi birboni: sarebbero come morti per la societ

Le signore furono portate via sulle seggiole come in trionfo, ed io feci la mia entrata in Affrica a cavallo a un vecchio mulatto, col mento inchiodato sul suo cocuzzolo e le punte dei piedi nel mare.

Il sacrestano che ne sapeva più di me, mi spiegò questa iscrizione. Ferdinando Colombo fu, giovanissimo, paggio di Isabella la Cattolica e del principe Don Giovanni; viaggiò nelle Indie con suo padre e suo fratello, l'ammiraglio Don Diego, seguì l'imperatore Carlo V nelle sue guerre, fece altri viaggi in Asia, in Affrica e nell'America, e per tutto raccolse con infinite cure e ingenti spese libri preziosissimi, dei quali compose una biblioteca, che dopo la sua morte passò nelle mani del capitolo della cattedrale, e rimane tuttora col titolo famoso di Biblioteca Colombina. Prima di morire scrisse egli stesso i distici latini che si leggono sulla pietra della sua tomba e manifestò il desiderio di essere sepolto nella cattedrale. Negli ultimi momenti della sua vita, si fece portare un vassoio pieno di cenere, se ne asperse il viso pronunziando le parole della Sacra Scrittura: Memento homo quia pulvis es, intonò il Te Deum, sorrise e spirò colla serenit

La sera, all'albergo, trovai un capomatto di francese che credo non abbia mai avuto l'uguale sotto la cappa del cielo. Era un uomo sulla quarantina, con uno di quei visi di pasticciano che dicono: Son qui, gabbatemi; negoziante, da quanto mi parve, agiato, il quale era giunto poco innanzi da Barcellona, e doveva ripartire il giorno dopo per San Sebastiano. Lo trovai nella sala da pranzo, che raccontava i fatti suoi a un crocchio di viaggiatori, i quali scoppiavano dalle risa. Mi cacciai nel crocchio, e sentii la storia anch'io. Costui era nativo di Bordeaux, e viveva da quattro anni a Barcellona. Aveva abbandonato la Francia, perchè gli era fuggita la moglie, insalutato ospite, avec le plus vilain homme de la ville, lasciandogli sulle braccia quattro ragazzi. Dal giorno della fuga non ne aveva più avuto notizia; chi gli aveva detto che era andata in America, chi in Asia, chi in Affrica; ma erano state tutte congetture senza fondamento; da quattro anni egli la considerava come morta. Un bel giorno, a Barcellona, trovandosi a desinare con un suo amico marsigliese, questi gli disse (ma bisognava vedere con che comica dignit

Nic. Speciale, lib. 1, cap. 14. Bart. de Neocastro, cap. 42. Bart. de Neocastro, cap. 43. Cagione della debolezza del governo preso nella rivoluzione. Si pensa a Pier d'Aragona. Sua partenza di Catalogna per Affrica; fatti militari; ambasceria a Roma. Parlamento in Palermo, che sceglie Pietro a re. Com'ei guadagna gli animi de' suoi, e accetta la corona. Viene a Trapani. È gridato re in Palermo.

Non merita piena fede Bartolomeo de Neocastro, che le attribuisce (cap. 21) ai Palermitani, narrando come sbigottiti a veder nimico il papa, e Messina leale ancora a casa d'Angiò, deliberassero, persuasi da un Ugone Talach, di gittarsi in braccio all'Aragonese, con tanta prestezza, che Niccolò Coppola orator loro, sciogliea per Catalogna il 27 aprile. Il Neocastro incespa nel computo del tempo, con dir che giunto Niccolò in otto giorni alle Baleari, una fortuna di mare spingealo sulle spiagge d'Affrica; dove s'avvenne in re Pietro, che egli medesimo afferma partito di Spagna il 17 maggio, e per più autorevole testimonianza si sa approdato in Affrica il 28 giugno. Segue a intessere il suo racconto: che non volendo il re entrare in quella impresa senza intender l'animo dei Messinesi, rispondea manderebbe a ciò suoi fidati, ma nulla prometteva intanto. Così d

Entro un anno dunque dal subito conquisto, risvegliansi, congiurano e Ghibellini, e usciti del regno, e baroni sottomessi a Carlo, e stranieri principi. Adunan moneta i Ghibellini; volenteroso entra Corradino nell'impresa; il duca d'Austria il segue, giovanetto e congiunto suo; seguonlo per amor di parte o d'acquisto molti baroni e uomini d'arme di Lamagna. Fin d'Affrica sursero per lui due perduti uomini del sangue regio di Castiglia, Arrigo e Federigo; che di lor patria fuggiti, combatteano a' soldi del re di Tunisi; e infastiditi, o a lui venuti in sospetto, rituffaronsi nelle brighe de' battezzati: ma Arrigo ancora cocea privato rancore contro Carlo, perchè avendogli dato in presto, quand'ei si preparava alla impresa, una grossa somma di danari raccolta da lui in Affrica e serbata a Genova, Carlo, preso il regno, dette feudi o stati ad Arrigo, rendea la moneta, ma menzogne di cortesia; e stucco de' richiami dello Spagnuolo, gli parlò leonino . Perciò Arrigo cercava vendetta. Ad annodar que' fili giravan di qua, di l