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Basta i pesci grossi mangian sempre i pesci piccoli! E dietro quest'osservazione filosofica, consegnò a Sciaverio e a mastro Vanni duecento quarant'onze. I due birboni intascarono il danaro tutti scontenti, mentre mastro Pasquale ciondolava il capo come per dire, lo vedete in che mani siamo capitati? E però Sciaverio voleva fare, e voleva dire.

Assai sollecito di sapere quel che fosse, arrestò un momento il cavallo, e ad uno che gli veniva accanto pedestre domandò la causa di quell'insolito movimento. Sono i tôffi e i caramogi di Porta Tosa, gli rispose il buon uomo, usciti dalle puzzolenti lor tane, a trarsi dietro tutta la folla degli altri birboni, e Dio sa che sconquasso saran per fare stanotte. È un pezzo che sono in volta costoro?

Compare Gaspare, compare Turiddo, compare Deco, e compare Vito, eran quattro birboni matricolati, che nella loro gioventù se n'erano infischiati davvero dei dieci comandamenti di Dio, specie dei due che proibiscono d'ammazzare e di svaliggiare il prossimo, E però certi screzi tra quelle lane e la giustizia che li aveva agguantati diverse volte, e mandati l

E tutti, con certe voci da birboni, che non le può immaginare all'infuori di chi l'abbia sentite, cominciarono il celebre inno di Rouget de l'Isle: Allons, enfants de la patrie, con quel che segue. Signori per carit

Sto scîor, osservò il Kloss col suo ghignetto, è un pirpone colossal! e si fregò le mani allegramente. Secondo il Kloss, coi birboni, in generale, era un pellissimo trattar, perchè colla prudenza e coi tenari si poteva accomodare ogni cosa. L'altro si mostrava sempre più perplesso e meditabondo. Intanto.... in questi tre giorni, che cosa devo fare? Mi stassi cito: mi stassi queto.

Tanto più che aveva una causa pendente con quella carogna del farmacista, e sperava di vincerla con le pere. Ah, birboni! l'intendevan così? E ne parlò a mastr'Andrea, un perticone, capo degli sbirri, con una vera faccia d'orco. Lasci fare a me, rispose questi. Però, se scopro il ladro.... un paniere eh, restiamo intesi. Una cesta, mastr'Andrea, una cesta. E don Biagio dormì tra due guanciali.

E meno male che un decreto del Caracciolo avea fatto cessare il grave abuso di certi birboni di riscuotere dai viandanti in alcune strade del Regno una specie di taglia sotto il pretesto di sicurezza di esse! Altrimenti, chi sa dove si sarebbe arrivati! Quel provvido decreto assimilò per la pena l’abuso al furto di passo, cioè di campagna²³³.

A mo' di compenso, erano frequenti le visite della marchesina. La marchesina! La marchesina!... un fiore di fanciulla, una figurina svelta e leggiadra, un profilo ideale, due occhi birboni. Due occhi grandi così. Si chiamava.... oh, non lo crederete!... si chiamava Veronica. La mamma, con pietosa finzione poetica, la chiamava abitualmente col vezzeggiativo di Nanola.

I danari dati da costui erano ancora non tocchi, i tre birboni un bel giorno presero tre posti in un carretto, e partirono per Palermo. Alla taverna d'Arculeo trovarono Maraviglia. Questi sono gli amici di cui vi parlai, gli disse Sciaverio: mastro Pasquale Carrarella, e mastro Santo Zumboli. I tre giovani si strinsero la mano; Gaspare offrì del vino, e mezz'ora dopo uscirono.

La biografia del nostro barattiere fornirebbe un romanzo poco edificante, ma pieno di interesse. Io mi limiterò ad accennarne alcuni tratti, nei quali si scorge come il progresso delle scienze, delle arti e delle industrie si possa facilmente usufruttare dai birboni al maggior danno della societ