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Finiamola! esclamò Matteo Cantasirena, pallido, smorto. Ma poi, subito, riprese il sopravvento, rivolgendosi ancora al Tolomei: In questo luogo è soltanto all'autorit

Mattia agitato, fremente, smorto come un cadavere, non sapeva allontanarsi da lei. Curvo sul letto, procurando di scaldare nelle sue mani le povere mani assiderate di lei, spiava ansimante ogni suo movimento, tendendo l'orecchio ad ogni rumore giù nel cortile, nella speranza che il medico finalmente arrivasse. Ma il tempo passava e questi non compariva.

Si sente male? diceva la cameriera, guardando il volto bruno e smorto della sua padrona che ella amava. No: ho freddo mormorava la padrona, stringendo la lettera d'amore nella mano sottile e agghiacciata, senza neppure guardarne la busta, come se fosse inutile aprirla.

L'uscio, che rispondeva sulla loggia, era aperto; e dalla soglia due giovinetti venivano a rincontro del ministro del Signore. Uno di que' giovinetti, il minore, piangeva forte; l'altro era smorto e ma non dava segno alcuno di dolore.

E come vago e timido colombo vola quando si parte da la torma, del ciel tonante al subito ribombo; tal io vi errava tanto che, d'un'orma uscendo in l'altra, mi trovai sul porto, dove l'oblio nostro 'ntelletto addorma. Guardomi intorno paventoso e smorto, ché teso in ogni parte vedo un rete, onde ch'entrarvi debbia mi sconforto. Tangit idearum opiniones.

12 Volta il cavallo, e ne la selva folta lo caccia per un aspro e stretto calle: e spesso il viso smorto a dietro volta; che le par che Rinaldo abbia alle spalle. Fuggendo non avea fatto via molta, che scontrò un eremita in una valle, ch'avea lunga la barba a mezzo il petto, devoto e venerabile d'aspetto.

Il Mattei, col suo triste silenzio, diceva assai chiaramente che non c'era speranza. Il ferito aveva chiuse le palpebre. Il suo volto s'era fatto smorto; solo il respiro affannoso lo diceva ancor vivo, e mal vivo. Ho freddo! mormorò egli poco stante. Vorrei essere al sole.

Del Ribera, che noi conosciamo sotto il nome di Spagnoletto, v'è tanti quadri da formarne un Museo; la maggior parte figure di santi, di grandezza naturale; un Martirio di San Bartolommeo di più figure, e un Prometeo colossale incatenato a uno scoglio. Altri quadri di lui si trovano in altri Musei, all'Escurial, nelle chiese, chè fu artista fecondissimo e operosissimo, come quasi tutti gli artisti spagnuoli. Veduto un quadro suo, si riconoscono, al primo colpo d'occhio, tutti gli altri; e non è mestieri di aver un occhio esperto. Son vecchi santi estenuati, con teste calve, nude, sulle quali si contan le vene; occhi pesti, guancie scarne, fronti raggrinzite, petti infossati che lascian vedere le costole; braccia, mani che non hanno che pelle ed ossa; corpi rifiniti, disfatti, vestiti di cenci, gialli del giallo smorto de' cadaveri, piagati sconciamente, sconciamente sanguinosi; son carcasse che paion tratte allora dalla bara, portanti nel viso l'impronta di tutti gli spasimi delle malattie, della tortura, della fame, dell'insonnia; figure di tavole anatomiche sulle quali potete studiare tutti i segreti dell'organismo umano. Ammirabili, , per ardimento di disegno, per vigore di colorito e per gli altri mille pregi che procacciarono al Ribera la fama di potentissimo pittore; ma l'arte vera e grande ah! non è quella. In quei visi non è quel lume celeste, quell'immortal raggio dell'alma che rivela col sublime dolore le speranze sublimi, gl'intimi lampi e i desiderii immensi; quel lume che distrae l'occhio dalla piaga, e leva il pensiero al cielo; non v'è che il dolor crudo che mette ribrezzo e terrore; non v'è che la stanchezza della vita e il presentimento della morte; non v'è che la vita umana che fugge, senza il riflesso di quella immortale che giunge. Non v'è uno di quei Santi di cui si ricordi l'immagine con amore; si guardano, e si sente freddo al cuore, ma il cuore non batte; il Ribera non amava. Eppure nel percorrere le sale del Museo, per quanto fosse vivo il sentimento quasi di ripugnanza che molti di quei quadri m'ispiravano, bisognava che li guardassi, e non ne potevo staccar gli occhi, tanta è la forza attrattiva del vero, anche spiacente; e tanto son veri i quadri del Ribera! Quei visi li riconoscevo, li avevo visti negli ospedali, nelle stanze mortuarie, dietro le porte delle chiese; son visi di accattoni, di moribondi, di condannati a morte, che mi si parano dinanzi di notte, oggi ancora, percorrendo una strada deserta, passando accanto a un cimitero, salendo su per una scala ignota. Ve n'è alcuni che non si posson guardare; un eremita, nudo, steso in terra, che pare uno scheletro colla pelle; un vecchio santo, al quale la pelle consunta d

Prima dell'arresto passavo per le vie come un fantasma che faceva germogliare in coloro che mi conoscevano un'interrogazione: Come, non è ancora stato arrestato? Gli intimi sgusciavano via come ombre. Era in tutti lo spavento di compromettersi. Se l'imprudenza mi faceva fermare qualche amico, l'amico diventava smorto e mi diceva, con l'orologio in mano, che doveva correre in qualche luogo.

Non poteva persuadersi che non fosse favola. E anche in questo sono stato io il primo ad illuminarlo. In breve dovetti accorgermi che invece di scandagliarlo l'avevo, come direbbe una bacchettona, pervertito. Un giorno feci la prova di dirgli; Quando si torna in seminario? Aveste visto il suo sgomento! Come diventò smorto!