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Aggiornato: 28 giugno 2025
E mi pare d'aver compreso benissimo perch'ella abbia voluto partirsi, come non comprendo affatto, che tu mi abbia a domandare di lei, tu, marito della signora di Rimini. L'avresti compreso, se una strana notizia avesse potuto giunger qui prima di me. Sappi dunque che son vedovo. Vedovo? Sì, la duchessa è morta; fu un grave avvenimento. Ma raccontami com'è il fatto in breve.
E però Io voglio che tu sappi che non tucte le pene che sonno date in questa vita sonno date per punizione, ma per correczione, per gastigare il figliuolo quando egli offende. Ma è vero questo: che col desiderio de l'anima si satisfa, cioè con la vera contrizione e dispiacimento del peccato.
63 E inanzi al re, quando era più di gente la sala piena, se ne venne, e disse: Sappi, signor, che di levar la mente al mio fratel, sì ch'a morir ne gisse, stata è la figlia tua sola nocente; ch'a lui tanto dolor l'alma trafisse d'aver veduta lei poco pudica, che più che vita ebbe la morte amica.
Gran peccato che un tanto omo non sappi bere le donne! CALANDRO. Deh! insegnami. FESSENIO. Dirotti. Quando la baci, non la succi tu? CALANDRO. Sí. FESSENIO. E quando si beve, non si succia? CALANDRO. Sí. FESSENIO. Be'! Allora che, basciando, succi una donna, tu te la bevi. CALANDRO. Parmi che sia cosí. Madesine! Ma pure io non mi ho mai beuto Fulvia mia; e pure baciata l'ho mille volte.
Heu! fuge crudeles domnas, fuge litus avarum. Sant'Agostino ha detto... Che cosa ha più detto Sant'Agostino? A raccapezzarsi, in tutta la roba che ha scritto! Insomma, sappi che ne ha detto corna, e Tertulliano, ed Eusebio, e Prudenzio e Fidenziano del pari. Origène, che le conosceva a fondo, Origène, dico... Sì, raccontaci un po' la burletta!
ESSANDRO. Questa arte m'hai tu forzata a farla, e non devresti ingiuriarmi di cosa di che tu sei stata cagione. NEPITA. Mira con quanta superbia mi favella e mi viene con le dita sugli occhi ancora! Pensi che sia alcuna ricolta dal fango e non si sappi donde mi sia, come tu sei? ESSANDRO. Nepita, tu hai altro con me e mi vai cosí aggirando il capo.
Io vo' vedere s'io posso far tanto ch'io gli cavi di man quella corona e uccellarlo; perché si tengon tanto accorti, questi spagnuoli, che non si credon ch'altri si truovi al mondo che loro che tanto ne sappi. GIGLIO spagnuolo e PASQUELLA fante. GIGLIO. Agliá sta Pasquella. Ya penso que le paresca que muccio tardasse, per arta gana que tiene de ser con migo.
VIGNAROLO. Oh canchero! che mi hai fatto cadere, m'hai stroppiato! ARMELLINA. Venite in casa a far collazione, ché sète stracco e ne dovete aver bisogno. VIGNAROLO. Sappi, Armellina mia, che d'ogni minima cosa mi doleva, quando mi sommersi, di non aver a vederti mai.
Questo soliloquio somiglia a quel sonetto del Petrarca che incomincia: Sennuccio, i' vo' che sappi in qual maniera. «Gandharvas», uno de' nomi che gl'indiani dánno alle schiere celesti o sia geni buoni, chiamati altrimenti «dewta». Gl'indiani hanno otto diverse maniere di nozze. Quelle secondo i riti de' gandharvas sono le piú clandestine, e nondimeno legittime come tutte le altre.
Sappi che la Morte prima era viva ed era suo ufficio ammazzar le genti con la falce. Ritrovandomi in Mauritania, stava alle strette con Atlante, il qual per esser oppresso dal peso del mondo era maltrattato da lei. Io, che non posso soffrir vantaggi, li toglio il mondo da sopra le spalle e me lo pongo su le mie.... Ditemi, quel gran peso del mondo come lo soffrivano le vostre spalle?
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