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Aggiornato: 28 giugno 2025
Pur ruminando, come uscir di gabbia potesse, andava, e in sé sta ben raccolta; ma le porte eran chiuse in diligenza, perocché la badessa avea temenza. Ipalca damigella andava spesso a visitarla, e Marfisa con quella diceva: Ipalca, a te tutto confesso: sappi ch'io sono un satanasso in cella.
Ma perché tutte le tue voglie piene ten porti che son nate in questa spera, proceder ancor oltre mi convene. Tu vuo’ saper chi è in questa lumera che qui appresso me così scintilla come raggio di sole in acqua mera. Or sappi che l
PANDOLFO. Sappi, il mio caro Cricca, che fra i mancamenti della mia vecchiaia il maggior è l'amore.... CRICCA. Che umor di malinconia o di pazzia! PANDOLFO. Non mi interrompere: so che vuoi dire che son vecchio di settant'anni. CRICCA. Questo volevo dirvi.
De la differenzia de la morte de' giusti ad quella de' peccatori. E prima, de la morte de' giusti. Unde Io voglio che tu sappi che tucte quante le pene, che le creature che hanno in loro ragione hanno, stanno nella volontá; però che, se la volontá fusse ordinata e accordata con la volontá mia, non sosterrebbe pena.
Ah, quanto mi consolano le tue parole! Rimane a vedersi se io guarirò. Senza dubbio tu guarirai. Nutri soltanto la fiducia, e tieni l'animo in calma. Sappi che l'ho veduta un momento. Chi? Luigia. Dove? Quando? Alla finestra, poco prima della tua venuta. Io fui capace di discendere dal letto, e di condurmi fin l
ALBUMAZAR. Abbiate pazienza: cosí comanda quel pianeta di cui voi sète preda. PANDOLFO. Misericordia, pietá di me! ALBUMAZAR. Sappi che le stelle e i pianeti sempre guerreggiano fra loro e fanno amicizie e inimicizie, e se stessero in pace per un momento, il mondo ruinarebbe. E come noi potremo opporci al cielo che non disponga delle cose mondane? PANDOLFO. Voi con la vostra sapienza....
Quivi le brutte Arpie lor nidi fanno, che cacciar de le Strofade i Troiani con tristo annunzio di futuro danno. Ali hanno late, e colli e visi umani, pie` con artigli, e pennuto 'l gran ventre; fanno lamenti in su li alberi strani. E 'l buon maestro <<Prima che piu` entre, sappi che se' nel secondo girone>>, mi comincio` a dire, <<e sarai mentre che tu verrai ne l'orribil sabbione.
Sappi dunque, o figliuolo, d'un pezzo di poesia italiana che ha qualche sorta di cognazione con questo del Bürger. Erasmo di Valvasone, verso la fine del canto terzo del suo poema La caccia, raccomanda a' cacciatori di non uscire mai alla campagna sprovveduti di una messa sentita e dell'aiuto invocato di tutti i santi.
Lo dir de l’una e de l’altra la vista mi fer voglioso di saper lor nomi, e dimanda ne fei con prieghi mista; per che lo spirto che di pria parlòmi ricominciò: «Tu vuo’ ch’io mi deduca nel fare a te ciò che tu far non vuo’mi. Ma da che Dio in te vuol che traluca tanto sua grazia, non ti sarò scarso; però sappi ch’io fui Guido del Duca.
Carlone, vecchio rimbambito, ascolta; e perch'egli era d'impression gagliarda, appena ebbe Rugger data la volta, chiama il guascon, che un momento non tarda, e disse: Sappi che, se una sol volta andrai dov'è Marfisa, ben ti guarda, io te lo giuro da quel re che sono, che ti farò morir senza perdono. A Gano Filinor racconta il caso.
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