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Aggiornato: 30 giugno 2025
Così dentro commossa empie la mente Dianzi feroce d'un pensier novello, Quasi altra da se stessa; indi repente Disarma l'arco del mortal quadrello, E placando le ciglia, il raggio ardente De lo sguardo guerrier torna più bello; E tale al grande Eroe fassi vicina, E con regia alterezza a lui s'inchina.
Anima bella, che dal Padre eterno pura fosti creata e immortale, e ingombra di velo oscuro e frale, pur di fuor mostri il tuo valor interno: dal ciel scendesti in questo vivo inferno, u' n'aggrava il terren peso mortale, per innalzarne dibattendo l'ale al sommo bello, e sommo ben superno. Tu di casti pensier, d'onesta voglia ingombri l'alma a chi tuo esempio mira, e le fai vaghe del verace amore.
Della tua mente ogni pensier vegg'io, Leggo le pene onde il tuo core è infranto, Scerno fra cotai pene un gioìr pio, Me figurando al Re de' Cieli accanto; Scerno che tu il maggior de' sacrifici Rinnovelli ogni giorno e benedici.
Se da i bassi pensier talor m'involo e me medesmo in me stesso ritorno; s'al ciel, lasciato ogni terren soggiorno, sopra l'ali d'amor poggiando volo: quest'è sol don di voi, Tullia, al cui solo lume mi specchio e quanto posso adorno la 've sempre con voi lieto soggiorno, da santo e bel disio levato a volo.
Il Manzoni fu sempre un po' repubblicano; se ne lagnavano nel 1848 il Giusti e l'Azeglio, quando lo vedevano diffidar troppo delle promesse del re Carlo Alberto. E da repubblicano, con poca verosimiglianza storica, egli faceva parlare il moribondo Adelchi al re Desiderio suo padre: Gran segreto è la vita; e noi comprende Che l'ora estrema. Ti fu tolto un regno; Deh! nol pianger; mel credi. Allor che a questa Ora tu stesso appresserai, giocondi Si schiereranno al tuo pensier dinanzi Gli anni, in cui re non sarai stato, in cui Nè una lagrima pur notata in cielo Fia contra te, nè il nome tuo saravvi Con l'imprecar de' tribolati asceso. Godi che re non sei, godi che chiusa All'oprar t'è ogni via; loco a gentile, Ad innocente opra non v'è; non resta Che far torto, o patirlo. Una feroce Forza il mondo possiede e fa nomarsi Dritto; la man degli avi insanguinata Seminò l'ingiustizia; i padri l'hanno Coltivata col sangue; e omai la terra Altra mèsse non d
7 Onde Agramante che per l'aer scuro, non avea l'inimico in sì gran stima, né aver contrasto si credea sì duro, che, resistendo, al fin non lo reprima; poi che rimosse le tenèbre furo, e vide quel che non credeva in prima, che le navi nimiche eran duo tante, fece pensier diverso a quel d'avante. 8 Smonta con pochi, ove in più lieve barca ha Brigliadoro e l'altre cose care.
115 De la puttana sua balia i conforti, i prieghi de l'amante e la presenza, il veder che guadagno se l'apporti, del misero dottor la lunga assenza, lo sperar ch'alcun mai non lo rapporti, fero ai casti pensier tal violenza, ch'ella accettò il bel cane, e per mercede in braccio e in preda al suo amator si diede.
Col suo pensier il suo bel corpo passa Come puro alabastro al culto eterno Di purissimi spiriti. Non cadde Per forza, no, di vento o di tempesta, Ma come si disfiora un ramoscello Nel chiaro specchio d'un ruscello vivo, Sì che la vita sua continua e scende Di core in core in una fresca idea Di giovinezza".
Vago pensier di seminar diletti, E d'adescare il popolare ingegno, Di leggiadre menzogne adombra i detti, E della verit
desta apro gli occhi, sì ch'aperti ponno scorger la strada di virtù smarrita; ond'io lasciato ove 'l pensier m'invita de la parte miglior per voi m'indonno: e quanto posso il più mi sforzo anch'io, scaldarmi al lume di sì chiaro foco, per lasciar del mio nome eterno segno. E o non pur da voi si prenda a sdegno mio folle ardir, che se 'l sapere è poco, non è poco, Signor, l'alto disìo.
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